Era arrivato in Cecenia per affari nel 2015: un giovanissimo imprenditore e organizzatore di eventi, apertamente gay, proveniente da Omsk, Siberia.
Sfortunatamente non aveva idea che due anni dopo sarebbe stato arrestato, sbattuto in cella e sottoposto a torture.
Tuttavia oggi Maxim Lapunov, 30 anni, è la prima persona ad alzare la voce di fronte alle tanto inquietanti e misteriose "purghe" omosessuali.
"Spero che questo gesto possa aiutare il governo russo ad investigare sulla vicenda e fare chiarezza, a dispetto del disinteresse mostrato fino ad ora" interviene il ragazzo rendendo pubblica la propria storia. "Il 16 Marzo 2017 sono stato avvicinato da un gruppo di ufficiali vestiti da civili.
Mi hanno sequestrato e portato in un edificio dove hanno preso possesso del mio telefono e letto i messaggi di testo, dai quali risultava evidente che fossi gay. Mi hanno accusato di essere venuto in Cecenia per sedurre i ragazzi del posto, chiedendomi ripetutamente con chi fossero avvenute quelle conversazioni, dovevo fare i nomi. Ho risposto che si trattava di uomini provenienti da altre regioni russe. Di fronte al mio riserbo, mi hanno rinchiuso in una minuscola cella tutta sporca di sangue. Ogni giorno mi ricordavano che mi avrebbero ucciso, mi davano bastonate, mi privavano del sonno, costringevano tutti i prigionieri a combattere tra di loro scommettendo sul vincitore. Tuttavia gli autoctoni venivano sempre trattati con maggiore brutalità rispetto a me, posso dirmi fortunato in un certo senso. La mia famiglia, in Siberia, aveva denunciato la mia scomparsa e solo per questo alla fine mi hanno liberato, non senza la minaccia di ripercussioni se mai avessi rivelato quello che avevo passato. Mi hanno anche fatto firmare una confessione nella quale dichiaravo di essere gay. Ancora adesso ho incubi, non riesco a dimenticare quelle grida, quei gemiti..."
Secondo Tanya Lokshina di Human Rights Watch e l'attivista gay russo Igor Kochetkov, non c'è stata ancora una vera e propria investigazione da parte del governo centrale, nonostante si tratti a tutti gli effetti di un "crimine contro l'umanità".
In foto (da destra): Maxim Lapunov, Igor Kochetkov, Tanya Lokshina
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