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mercoledì 12 ottobre 2016

Hiv e Aids: Le cure che le case farmaceutiche ci nascondono


BB: 7075, Vorinostat, Romidepsin, Auranofin, Gammora... sono solo alcuni dei farmaci anti-Hiv, efficaci secondo le sperimentazioni, sui quali ancora possediamo ben poche informazioni. Ma cos'è che ci viene volutamente nascosto e perché?

Da quando l'Aids è comparso negli anni Ottanta e ha creato agitazione e tumulto a livello mondiale, solamente due farmaci ufficiali si sono susseguiti nella cura dei pazienti affetti: l'Azt (Azidotimidina) fino al 1996 e gli inibitori della proteasi (i moderni antiretrovirali, HAART, tuttora prescritti).
L'Azt, prodotto dall'attuale e ancora esistente azienda farmaceutica GSK (GlaxoSmithKline), fu il primo farmaco a disposizione contro l'Aids: abbandonato nel '96 a causa dell'eccessiva tossicità che in molti casi portò i pazienti trattati a una morte prematura, mieté vittime in tutto il mondo per circa dieci anni. I campanelli d'allarme c'erano sempre stati, ma come al solito quando ci sono di mezzo interessi di soggetti potenti, vengono costantemente messi a tacere. Già alla fine degli anni '80 il dottor Peter H. Duesberg, virologo allora di fama mondiale, aveva affermato: "L'Azt non solo non aiuta i malati, ma ne accelera la morte. Durante la commercializzazione del farmaco fu detto che nel suo studio sperimentale la mortalità dei pazienti che l'avevano preso era calata sensibilmente, ciò ne aveva permesso l'approvazione da parte della Food and Drug Adiministration. Tuttavia a una lettura attenta di quello studio scoprii che non era mai stato completato, che i pazienti studiati sapevano benissimo chi assumeva Azt e chi invece le pillole placebo e che quelli in Azt erano sopravvissuti di più solo grazie a massicce trasfusioni di sangue. In ultimo Margaret A. Fishl, autrice principale dello studio, era una scienziata sconosciuta e senza alcuna esperienza in virologia, perché per uno studio di quel calibro non furono scelti ricercatori di comprovata esperienza?"
Nonostante Duesberg venne a quel tempo ostracizzato dal mondo scientifico per queste dichiarazioni, a sostegno delle sue tesi comparve una nuova personalità influente: è infatti il dottor Kary Mullis, premio nobel per la chimica nel 1993, che afferma: " l'Azt è un chemioterapico che già nel 1967 era stato cestinato a causa dell'eccessiva tossicità. Sappiamo che nel cancro si danno chemioterapici per tempi limitati nella speranza di uccidere il tumore prima del paziente, ma quale oncologo prescriverebbe un chemioterapico ogni giorno per due anni? L'Azt uccide le cellule sane del nostro organismo portando alla morte molto più velocemente rispetto al virus che dovrebbe curare."

Ma qual'è lo scopo delle case farmaceutiche? Non certo uccidere i pazienti da cui trarrebbero profitto, bensì la cronicizzazione delle malattie, in grado di legare definitivamente le persone ai farmaci che esse stesse producono e distribuiscono. L'Azt ebbe vita relativamente breve. Di fatto, poco prima del nuovo millennio, venne il momento degli inibitori della proteasi.
La HAART pare essere funzionale nella diminuzione della mortalità nell’HIV, i malati muoiono più lentamente che con l'Azt, tuttavia è fonte di forte epatotossicità.
Uno studio retrospettivo del New England Medical Center di Boston (USA) prende in esame le cause del decesso in pazienti HIV+ nel 1991, 1996, 1998, 1999 in cura presso lo stesso centro.
Negli anni 1998-99 il 50% dei decessi era dovuto alle condizioni epatiche, paragonato al solo 11.5% del 1991 e al 5% del 1996. Nonostante ciò i pazienti trattati riescono spesso a vivere decine di anni sotto HAART.

Possibile che dopo quasi mezzo secolo, proprio non sia disponibile una cura definitiva per l'Hiv / Aids?
Parrebbe che cure risolutive già esistano e non si tratta di un fungo miracoloso o di qualche intruglio magico preparato direttamente da uno sciamano in uno sperduto villaggio nel cuore dell'Africa. Parliamo in molti casi di farmaci già esistenti, sperimentazioni già avvenute, medici o scienziati dai nomi importanti.
L’unico paziente curato "ufficialmente" dall'Hiv ad oggi è Timothy Ray Brown, il paziente di Berlino. Nel 2007 Timothy doveva sottoporsi a un trapianto di cellule staminali per contrastare la leucemia, ma i medici scelsero un donatore con una rara variante genetica resistente all’Hiv. Oggi Timothy vive sano, senza medicinali né tracce del virus nel sangue. Ciononostante i malati guariti potrebbero essere molti di più

Merita di essere citato il dottor Gary Davis, medico che negli anni '90 avrebbe inventato e sperimento (apparentemente con successo) un siero chiamato BB: 7075, un agente biologico tratto dal sangue di capre immunizzate al virus hiv (le capre infatti producono naturalmente gli anticorpi per il virus) e che riporterebbe le difese immunitarie dei soggetti trattati a livelli stabili. Il dottor Gary Davis fu assassinato nel 1997 in circostanze misteriose poco dopo aver diffuso la notizia della sua scoperta. Non sono mai state fatte ulteriori ricerche.

3bnc117 è un anticorpo in grado di ridurre più dell'80% la concetrazione del virus nel sangue e l'effetto durerebbe fino a due mesi. Sarebbe l'ennesima cura non definitiva e cronicizzante, però non avrebbe gli effetti collaterali dell'HAART. La ricerca proviene dalla Rockfeller University di New York.

Vorinostat è una delle più recenti scoperte sul piano delle cure per l'Aids, appartiene alla classe degli inibitori delle deacetilasi istoniche ed è già approvato negli USA per la cura di altre malattie. Durante la sperimentazione ha miracolosamente causato la scomparsa del virus dal sangue del paziente, ma essendo la sperimentazione recente, bisogna ancora aspettare per esultare: il virus potrebbe infatti ricomparire, esattamente come riappare nei casi di pazienti a viralità azzerata che sospendono le terapie HAART.

Romidepsin sarebbe in grado di far uscire allo scoperto il virus Hiv esponendolo al nostro sistema immunitario e rendendolo quindi debellabile. Il farmaco sarebbe già stato sperimentato in Danimarca con successo.

SBI-0637142 , un farmaco Smac, combinato con panabinostato (inibitore degli istioni), sarebbe in grado, secondo uno studio californiano, di despiralizzare il DNA rendendo maggiormente visibile il virus.

Auranofin , un composto a base di sali di oro usato contro l’artrite reumatotoide unito a la butionina sulfossimina, un agente chemiosensibilizzante sperimentale (BSO) ha permesso di ottenere la guarigione totale in un gruppo di macachi da laboratorio. Stiamo parlando dello studio tutto italiano (poi spostatosi alla Duke University nel North Carolina per difficoltà a reperire fondi) del dottor Andrea Savarino. Anche questo mix di farmaci risveglierebbe il virus in quiescenza rendendolo esposto e vulnerabile. Tuttora la sperimentazione è misteriosamente ferma.

AT20 , Un vaccino terapeutico anti Aids sperimentato con successo anche come farmaco nella sezione di Malattie Infettive degli Ospedali Civili di Brescia e in seguito anche in altri tre importanti centri clinici italiani di riferimento per le malattie infettive a Perugia, Torino e Milano.
I pazienti paiono aver sviluppato una risposta immunologica consistente, in grado di bloccare l'attività della proteina p17 che secondo il dottor Arnaldo Caruso, scopritore del vaccino, sarebbe la principale causa dell'Aids.
Ancora una ricerca italiana sulla quale cala misteriosamente un silenzio lungo anni.

Gammora è un nuovo farmaco (recentemente sperimentato in laboratorio ottenendo sorprendenti successi) costituito di un particolare elemento proteico in grado di distruggere automaticamente le cellule infette dall'Hiv. "Il medicinale non ferma la crescita del virus come gli inibitori della proteasi, bensì distrugge definitivamente le cellule infette." conferma in un'intervista il dottor Abraham Loyter, ricercatore di Gerusalemme al quale va il merito della scoperta.

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