Sono passati oltre cinque anni da quando Guido Barilla nel 2013 dichiarò in un comunicato a nome dell’azienda omonima: “Non faremo pubblicità con omosessuali perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca”.
In seguito a numerose proposte di boicottaggio da parte del mondo gay, ci furono le celebri scuse, tanto ufficiali quanto tardive.
Ora Barilla sarà addirittura la prima azienda italiana a sostenere gli “Lgbt Standards of Conduct for Business” dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, standard che si pongono appunto l’obiettivo di affrontare il tema della discriminazione LGBTI nel mondo del lavoro. Ad oggi sono 51 le grandi aziende internazionali (Google, Ikea, Microsoft, Vodafone, Johnson & Johnson e Wells Fargo tanto per citarne alcune) che aderiscono a questa proposta nata per fissare alcune regole di condotta a cui le aziende dovrebbero attenersi nei confronti di dipendenti, fornitori, clienti e distributori LGBTI.
Il documento mira a far rispettare i diritti delle comunità Lgbt nei luoghi dove le aziende operano, eliminando le discriminazioni nei riguardi dei lavoratori.
Si tratta un piccolo passo verso l'integrazione, anche da parte di un mondo freddo, distaccato e impersonale come quello dell'economia e del mercato.
0 commenti:
Posta un commento