L'omosessualità in Turchia è legale dall'avvento della repubblica nel 1923.
Nonostante ciò, la comunità Lgbt turca accusa tuttora maltrattamenti, ostilità, diniego dei diritti e persino numerosi casi di abuso e stupro. Secondo un recente studio circa l'80% dei cittadini turchi sostiene che l'omosessualità sia "eticamente intollerabile".
Inoltre l'instabile situazione politica dopo il colpo di stato del luglio 2016, la cui disfatta ha permesso al presidente Erdoğan di accrescere il proprio potere facendo piazza pulita dei detrattori, costituisce attualmente un grave pericolo per la democrazia. In tali situazioni di fragilità e insicurezza, così pure come ci insegna la storia, i diritti delle minoranze vengono spesso messi da parte e calpestati.
Già quest'estate si era svolto ad Instanbul, città aperta e multietnica per antonomasia, il consueto gay pride che da piazza Taksim avrebbe dovuto sfilare per le vie del centro. Dopo scontri e tafferugli con gruppi neo fascisti, la polizia aveva disperso la folla.
È ormai dal 2015, quando i partecipanti si erano visti respingere con l'ausilio di gas lacrimogeni, che la Turchia non celebra più un gay pride a cuor leggero come avviene in altre nazioni europee quali Spagna, Francia, Germania o Regno Unito.
Dopo l'interdizione del Pink Life QueerFest (un festival del cinema gay) questo 15 novembre 2017,che si sarebbe dovuto svolgere nella capitale, le autorità di Ankara sono arrivate addirittura a proibire qualsiasi manifestazione o evento Lgbt "fino a nuovo ordine" in quanto tali proposte "potrebbero dare adito a contro-iniziative e ostilità da parte di gruppi avversi compromettendo così la pubblica sicurezza".
Detto in parole povere, visto che il governo non è in grado di tenere testa a criminali e fascisti, fa il loro gioco.
Una decisione singolare per un paese che mira ad entrare nella Comunità europea e che dovrebbe far riflettere sulla direzione politica che sta intraprendendo assieme al suo "presidente" - dittatore Recep Tayyip Erdoğan.
Fanculo Erdogan!
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