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giovedì 21 settembre 2017

L'incredibile storia di Scott Shultz, l'attivista Lgbt brutalmente assassinato dalla polizia americana (VIDEO)


Scott Shultz, 21 anni, si definiva “bisessuale, non binario e intersessuale” ed era studente della Georgia Tech University e presidente della Georgia Tech Pride Alliance, organizzazione Lgbt interna all'università stessa.

Ora non potrà più né prendere la laurea, né proseguire con il suo attivismo, in quanto è stato barbaramente ucciso da un poliziotto.

Soffriva di depressione ed aveva tentato il suicidio più volte, senza mai riuscirci. Depresso e problematico ma non sprovveduto, Scott conosceva benissimo quanto la polizia americana avesse il grilletto facile, sapeva alla perfezione che ogni giorno viene addestrata a sparare in qualsiasi contesto e situazione e, probabilmente, intuiva anche che non avrebbe mostrato pietà nemmeno verso un ragazzino con dei disturbi mentali.

Adesso Scott vuole farla finita veramente. Questa volta non ce la fa proprio più a lottare con i suoi fantasmi: Il piano è semplice, quanto critico e risolutivo.

Nel letto dal dormitorio, tra le coperte, depone una lettera nella quale annuncia la propria morte.

Prende il cellulare, esce fuori e chiama il 911 segnalando un ragazzo dai capelli lunghi e biondi (si autodescrive) che si aggira per il campus con una pistola (mai rinvenuta) e un coltello, arma che in seguito si rivelerà una semplice lama multiuso (nulla che avrebbe potuto mettere seriamente in pericolo le vite dei ben quattro agenti armati intervenuti sul posto).

Scott aspetta tranquillamente l'arrivo delle forze dell'ordine fuori dall'edificio e gli va repentinamente incontro gridando: "Sparatemi!"

Dopo pochi minuti di trattative, vedendo che il ragazzo non risponde agli ordini e continua a urlare: "Uccidetemi" brandendo "minacciosamente" il minuscolo coltellino multiuso, uno degli agenti decide di accontentare finalmente le reiterate richieste sparandogli in petto. Le grida di dolore, poi niente. Scott non esiste più.

"Perché non hanno usato un arma non letale, come uno spray al peperoncino o un teaser?" hanno chiesto i genitori di Scott in conferenza stampa.

E in fondo è quello che si chiedono tutti.

Quel che è certo è che si trattava di ben quattro poliziotti armati e addestrati contro un ventunenne munito di un coltellino.
Ingiustizie del genere accadono, purtroppo, all'ordine del giorno. Solo che questa volta la crudeltà e la brutalità della polizia sono servite non come deterrente (quando mai la violenza è un deterrente? Non genera forse altra rabbia e violenza?) a compiere un'azione illegale, bensì da inusuale e quantomai inconsueto "stimolo al suicidio" per un ragazzo gravemente depresso. Un ragazzo nel bel mezzo di una crisi che avrebbe dovuto essere aiutato. Un ragazzo che doveva essere salvato, non ucciso.

Intanto il sito dell'associazione Georgia Tech Pride Alliance è momentaneamente fermo, queste le parole che commemorano il lutto: "Come avrete saputo abbiamo perso il nostro presidente, Scott. Siamo profondamente tristi per quello che è accaduto. Per ben due anni è stato il pilastro portante della nostra organizzazione. [...] La sua leadership ci ha permesso di creare profondi cambiamenti all'interno dell'università e fuori. Ci ha sempre ricordato come una molteplicità di fattori giochino sull'esperienza personale di ognuno e che, di conseguenza, bisogna pensare in maniera critica di fronte all'identità sessuale. Amiamo Scott e continueremo a lottare per un cambiamento."

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