Nessuna fonte pare essere completamente chiarificante.
Ok, era omosessuale.
Non era accettato dai genitori? dagli amici o dai compagni di scuola? C'erano altri problemi, forse ugualmente pesanti da sostenere, di cui non siamo a conoscenza? Non lo sapremo mai, temo. E non sapremo mai chi era veramente.
Eppure la sua bacheca Facebook adesso è colma di messaggi di cordoglio: chi cerca un momento di notorietà (io lo conoscevo, quello che si è suicidato! Ci ho chattato su Whatsapp!", chi cerca di pulirsi la coscienza "virtualmente", attraverso un post. Chi non gli aveva mai parlato in vita gli parla ora, perché ora non può rispondere, in un monologo velatamente autoreferenziale.
Eppure la cosa migliore che potreste far per voi, per lui e per gli altri sarebbe dire, ripetere e ribadire (faccia a faccia chiaramente, perché a scrivere su un Social Network sono capaci tutti) ad altri ragazzi della sua età che non c'è nulla di male ad essere gay, che i problemi si superano, che la felicità potrebbe arrivare da un momento all'altro... oppure potete continuare il vostro monologo sulla bacheca di un morto.
Un altro aspetto interessante della vicenda è che se la religione ci concede il miraggio di un libero arbitrio, difficile da conquistare, in vita, non si può dire altrettanto in morte. Aleandro è "tornato alla casa del Signore."
Quella "casa del Signore" che in vita aveva rifiutato (e LO aveva rifiutato, in quanto omosessuale dichiarato) ora se lo riprende.
Perché non siamo mai liberi, neppure in ambito religioso. E in Occidente la cristianità vuole almeno i corpi di coloro che non è riuscita a ghermire mentre erano in vita: vuole collezionare le nostre anime, i nostri ricordi, le nostre ossa, nei suoi tenebrosi ossari.
E tutti coloro che sono andati a quel funerale, lo hanno ucciso due volte.
0 commenti:
Posta un commento