Si chiama Construction, l'inferno gay della droga, in Rua Cecilio de Sousa nel cuore del famoso barrio alto. Poppers, cocaina e soprattutto ecstasy sono le droghe maggiormente diffuse. Ragazzi più e meno giovani danzano musica techno a petto nudo, trascinati dal ritmo forsennato. Le bottigliette d'acqua sembrano più in voga rispetto alle birre o ai cocktails. Nella câmara escura l'odore di acidi misto a fumo è opprimente.
Da un paese liberale come il Portogallo, che ha fatto grandi passi in materia di diritti gay e ha decriminalizzato il possesso di tutte le droghe, ci si aspetterebbe qualcosa di meglio. Eppure l'ambiente gay è relativamente piccolo per una capitale, a Lisbona. Quasi inesistente a Oporto.
Non c'è sensibilizzazione sul sesso sicuro, e le malattie infettive scaturiscono da focolai fatti di poca informazione e locali malfamati como lo squallido Bar Cru dove le droghe vengono vendute al banco e dove i preservativi vengono distribuiti gratuitamente ma nessuno li utilizza.
In confronto alla vicina Spagna, dove pure l'uso di droghe è alto ma non sistematico e dove l'ambiente gay è vivace e ricco di proposte, pare ancora indietro anni luce.
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