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sabato 28 ottobre 2017

Che fine ha fatto Zelim Bakaev?



Zelim Bakaev

Zelim Bakaev è un noto cantante russo originario di Grozny, Cecenia. Secondo quanto riportato dalla famiglia e dai Media, nonostante vivesse a Mosca, il 6 Agosto 2017 è tornato alla città natale per assistere al matrimonio della sorella. Appena arrivato, a detta di alcuni testimoni oculari, sarebbe stato tratto in arresto dalle autorità cecene in quanto sospettato di essere omosessuale. L'avvenimento si inserisce in una campagna anti-LGBT apertamente dichiarata dal presidente ceceno e in un clima di persecuzioni mosse dall'intenzione, nemmeno troppo velata, di porre fine all'omosessualità tramite torture e omicidi. Quando, dopo 15 giorni di silenzio, il 22 Agosto la madre si reca finalmente alla polizia per denunciarne la sparizione, le viene risposto che, secondo le informazioni in loro possesso, quest'ultimo aveva fatto ritorno a Mosca la settimana prima. Non viene di conseguenza aperta alcuna indagine nemmeno dopo che, quasi un mese più tardi (il 16 Settembre) la madre si rivolge pubblicamente al presidente - dittatore Ramzan Kadyrov per avere notizie del figlio.
Il 24 Settembre su Youtube compare un video misterioso nel quale il cantante (o un presunto sosia) sostiene di stare bene e di essersi trasferito in Germania. Tuttavia sono da prendere in considerazione alcune discordanze per cui il filmato risulterebbe inattendibile.

Tra le più palesi:

✘ L'arredamento della casa dove si trova il cantante è totalmente di manifattura russa

✘ Sul tavolino è presente un energy drink sconosciuto al mercato tedesco ma ben rinomato in Russia

✘ L'atteggiamento del cantante (o sosia) è visibilmente artificioso, soprattutto le risate appaiono innaturali

✘ Per caricare il video è stato creato un nuovo canale Youtube

✘ In particolare, perché Bakaev dal giorno del rapimento non ha mai telefonato almeno alla madre o a qualcuno dei parenti più stretti?

Per farsi un'idea di queste ed altre contraddizioni, è sufficiente dare un'occhiata al video.

Bakaev, durante il filmato, ricorda innumerevoli volte allo spettatore (in questo caso si rivolge all'amico Islam) di trovarsi in Germania.

"Non c'è niente a Grozny o Mosca, solo un sacco di stronzi" aggiunge "qui in Germania le cose sono differenti, tutti ti sorridono."

Se proprio vogliamo andare a mettere il dito nella piaga, anche il copione appare, forse, un po' scontato.

Shawn Gaylor di Human Rights First afferma che secondo alcune fonti Bakaev potrebbe essere stato torturato a morte dalla polizia cecena.

/// A sinistra il dittatore Ramzan Kadyrov, a destra Zelim Bakaev

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martedì 17 ottobre 2017

Maxim Lapunov è il primo gay ceceno a denunciare le persecuzioni a volto scoperto


In foto, Maxim Lapunov

Era arrivato in Cecenia per affari nel 2015: un giovanissimo imprenditore e organizzatore di eventi, apertamente gay, proveniente da Omsk, Siberia.

Sfortunatamente non aveva idea che due anni dopo sarebbe stato arrestato, sbattuto in cella e sottoposto a torture.

Tuttavia oggi Maxim Lapunov, 30 anni, è la prima persona ad alzare la voce di fronte alle tanto inquietanti e misteriose "purghe" omosessuali.

"Spero che questo gesto possa aiutare il governo russo ad investigare sulla vicenda e fare chiarezza, a dispetto del disinteresse mostrato fino ad ora" interviene il ragazzo rendendo pubblica la propria storia. "Il 16 Marzo 2017 sono stato avvicinato da un gruppo di ufficiali vestiti da civili.
Mi hanno sequestrato e portato in un edificio dove hanno preso possesso del mio telefono e letto i messaggi di testo, dai quali risultava evidente che fossi gay. Mi hanno accusato di essere venuto in Cecenia per sedurre i ragazzi del posto, chiedendomi ripetutamente con chi fossero avvenute quelle conversazioni, dovevo fare i nomi. Ho risposto che si trattava di uomini provenienti da altre regioni russe. Di fronte al mio riserbo, mi hanno rinchiuso in una minuscola cella tutta sporca di sangue. Ogni giorno mi ricordavano che mi avrebbero ucciso, mi davano bastonate, mi privavano del sonno, costringevano tutti i prigionieri a combattere tra di loro scommettendo sul vincitore. Tuttavia gli autoctoni venivano sempre trattati con maggiore brutalità rispetto a me, posso dirmi fortunato in un certo senso. La mia famiglia, in Siberia, aveva denunciato la mia scomparsa e solo per questo alla fine mi hanno liberato, non senza la minaccia di ripercussioni se mai avessi rivelato quello che avevo passato. Mi hanno anche fatto firmare una confessione nella quale dichiaravo di essere gay. Ancora adesso ho incubi, non riesco a dimenticare quelle grida, quei gemiti..."

Secondo Tanya Lokshina di Human Rights Watch e l'attivista gay russo Igor Kochetkov, non c'è stata ancora una vera e propria investigazione da parte del governo centrale, nonostante si tratti a tutti gli effetti di un "crimine contro l'umanità".

In foto (da destra): Maxim Lapunov, Igor Kochetkov, Tanya Lokshina

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lunedì 9 ottobre 2017

Yakarta: sei anni di prigione per aver lavorato in una sauna gay


Sabato 7 ottobre la polizia indonesiana ha arrestato 58 persone durante una retata all'interno di una delle maggiori saune gay della capitale. Tra i detenuti figurano anche alcuni turisti stranieri, tra i quale 4 cinesi, un tailandese e un olandese.

Nonostante l'omosessualità non sia illegale nel paese (tranne nella provincia di Aceh) le autorità ricorrono sovente ad una legge anti-pornografia per giustificare questo tipo di incursioni.

In un comunicato Argo Yuwono, portavoce della polizia di Yakarta, afferma che coloro che sono stati "colti in flagrante" a lavorare all'interno della sauna rischiano ora una pena di sei anni di carcere. Non è ancora chiaro a quale condanna o ammenda possano invece andare incontro i restanti 54 avventori occasionali.

Questa sarebbe ben la quinta retata ai danni della comunità Lgbt in spazi privati nell'anno 2017. Non si tratta nemmeno della prima sauna gay, infatti la polizia aveva già realizzato un'incursione nella Atlantis Spa di Yakarta a maggio arrestando 141 persone.

Tuttavia la legge anti-pornografia è in grado di ledere qualsiasi libertà, anche la normale vita di coppia.

Leggi ora l'articolo: Indonesia, sette anni di carcere per un bacio

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martedì 3 ottobre 2017

La storia di Aleksander e Nikita: suicidi per protesta


In foto, Helsinki

Una giovane coppia gay russa, 19 e 22 anni, ha recentemente inscenato un suicidio di fronte al parlamento di Helsinki per protesta, dopo aver scoperto che le loro richieste di asilo in Finlandia erano state respinte.

I giovani hanno rappresentato di fronte a una larga folla un atto puramente dimostrativo ma estremamente cruento affondandosi più volte un coltello nell'addome a vicenda. I referti dell'ospedale confermano numerose ferite nella regione addominale delle quali fortunatamente nessuna letale o pericolosa.

Il gesto di dissenso, che pure ha avuto poco clamore mediatico, doveva servire a sensibilizzare i Finlandesi così come il resto del mondo sulla situazione LGBT in Russia.

"Abbiamo fatto ricorso" affermano Aleksander e Nikita senza demordere "tuttavia i tempi sono lunghi e non possiamo tornare in Russia nel frattempo, in quanto verremmo sicuramente messi in carcere o uccisi per strada."

Ormai la condizione delle persone omosessuali in Russia è talmente drammatica che non si possono ignorare appelli come questo ed il ripristino di condizioni di vita dignitose per gay e lesbiche in un paese che sta facendo dell'odio per le minoranze la propria bandiera deve assumere un'importanza prioritaria globale.

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