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martedì 28 febbraio 2017

La classifica degli attori più sexy del cinema Lgbt


Chi sono gli attori più sexy del cinema Lgbt?
Abbiamo deciso di realizzare questa piccola classifica inserendo quelli che secondo noi sono stati i 5 attori più sexy, provocanti e sensuali del grande/piccolo cinema degli ultimi anni. Siete d'accordo con noi o avevate in mente altro?

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domenica 26 febbraio 2017

Il Corriere redige un reportage sul sesso estremo gay a Milano


Anche Il Corriere ha cavalcato l'ondata di omofobia creata dal servizio de Le Iene "Orge, prostituzione e Palazzo Chigi paga": il reportage, il quale vi riportiamo integralmente, è firmato dal giornalista Leonard Berberi e tratta del “sesso estremo gay” milanese.

L'unico commento possibile risulta estremamente banale, quasi scontato: dato che, indubitabilmente, il sesso estremo esiste anche nel mondo eterosessuale (o forse ci sbagliamo?), perché non redigere un articolo anche su quello?

Ecco la versione integrale riportata su Il Corriere:

L’appuntamento è per le 16. L’edificio è stato trasformato in una sauna. È domenica e tra poco arriveranno molti giovani, tutti maschi, italiani e stranieri, «convocati» per una ragione: fare sesso, con chiunque, con o senza protezione, a base di sostanze stupefacenti, dal popper (un vasodilatatore) alla cocaina.
«Speciale orgia gay giovani», c’è scritto sulla locandina di presentazione inviata su Grindr e Hornet, due app per incontri che una minoranza degli omosessuali sfrutta per organizzare rapporti di gruppo.
Seguono un po’ di informazioni: un nome e un numero di telefono, l’agenda della giornata e un «avviso ai soci»: «Il pagamento della quota sociale costituisce finanziamento alle attività del circolo».

Il costo della tessera

È uno degli eventi estremi che vanno in scena a Milano. In locali e case che sono diventati quasi un punto di riferimento per chi cerca un certo tipo di divertimento. Questo è vicino a via Padova, in uno stabile lontano dai luoghi dove la comunità Lgbt si ritrova per conoscersi e bere.
«È una festa medio-grande e per under 33», chiarisce l’organizzatore. L’ingresso — in questo e in altri posti visitati — è riservato a chi ha la tessera Anddos (10 o 17 euro all’anno), l’associazione finita al centro dell’inchiesta delle Iene perché in alcuni suoi circoli si praticherebbe la prostituzione maschile mentre in parallelo l’ente riceve finanziamenti pubblici. «Che problema c’è? Queste feste le fanno ovunque in Europa, a Berlino e Amsterdam e Parigi», sembra voler giustificare l’appuntamento. Che sarebbe un «chemsex party», miscuglio di musica, droghe, sesso che dura ore.

Un linguaggio specifico

Viaggio nelle giornate selvagge di Milano. Grazie alle applicazioni per telefonini (create per altre ragioni), tra studenti e turisti, giovanissimi e attempati, omosessuali, bisessuali e «curiosi», single e sposati, famosi e non, prostituti e spacciatori che riescono a vendere ogni genere di sostanza stupefacente.
Ci sono, denuncia più di qualcuno, pure rapinatori e ricattatori. E ci sono anche sedicenni che fingono di essere 19-20enni nei profili delle app. Tutti che orbitano attorno al mondo digitale di Grindr e Hornet e Scruff per trovare il rapporto sessuale o il divertimento di gruppo. Si tratta di programmini che si installano sugli smartphone e, grazie al gps, mostrano su una schermata scorrevole tutti i profili più vicini degli uomini iscritti.In questo viaggio tra club e palazzi abbiamo raccolto le storie di decine di fruitori delle app.
Ritrovarsi in questi chemsex party è più facile di quel che sembra. «Il trucco è non presentarsi subito», racconta il nostro Cicerone, un 30enne, che ci spiega anche la terminologia, fatta di sigle e codici, pena l’estromissione da qualsiasi dialogo successivo. «Se non comunichi come loro capiscono che o sei un pivello o, peggio, un “infiltrato”». La tempistica, poi, permette di «entrare in una casa senza avere tante noie, persino dopo aver mandato una foto finta, sono così storditi dalla droga che a malapena si ricordano chi hanno invitato».

L’approccio telefonico

Uno dei «centri» più attivi nei chemsex party è questo appartamento vicino a San Babila. «Siamo in cinque e altri ne arriveranno», esordisce su Grindr Andrea (questo e altri nomi sono stati cambiati per non renderli identificabili, ndr), 30 anni. Poi invia un numero di cellulare e un indirizzo. «Bb?», chiede. «Sta per “bareback”, sesso non protetto», traduce il Cicerone. «Siete tutti sani?», chiediamo. «Io non so, uno è poz, agli altri non l’ho chiesto». «Poz» sta per sieropositivo. «Vuoi venire o no?», si spazientisce. Sono le due di notte.
All’ingresso compare Andrea. Strafatto. Non chiede nemmeno chi siamo. Alla camera da letto — da dove arrivano suoni inequivocabili — si accede da due corridoi separati. In cucina ci sono cocaina in polvere su carta di alluminio, popper e Mdma. Dentro al forno a microonde c’è il crack. Quattro persone sono sul divano, altre tre si aggiungeranno. Una coppia tedesca si affaccia, poi se ne va. Vicino ai fornelli ci sono diverse bottiglie di Coca Cola e lattine di Red Bull. C’è un via vai tra il materasso e la cucina. I partecipanti si prendono una pausa drogandosi e dissetandosi. Pure questo giovane arrivato — dice — appositamente dalla Bergamasca per il chemsex party. Nello stanzone da letto, intanto, sta andando avanti un miscuglio di rapporti non protetti e popper. Qualcuno si affaccia a guardare la scena. È tutto surreale. Da un lato ci sono i partecipanti del festino. Dall’altro curiosi che intanto rispondono a messaggi su WhatsApp, danno un’occhiata ai profili Facebook e Instagram. Nel frattempo Andrea, l’organizzatore, invita altre persone a raggiungerli.

Le caratteristiche dei festini

In media a Milano abbiamo contato anche dieci chemsex party a settimana. La metà tra venerdì e sabato. La «grandezza» varia — confermano molti tra quelli che partecipano — e di solito non si scende sotto i 5-6 individui. «Vieni qui», scrive su Grindr un 24enne che come nickname ha l’emoji di un maialino, di una banana, di tre gocce d’acqua e la scritta, tutta in maiuscolo, «chems». Niente saluti, ma un invito ad aggiungersi al festino in corso e una mappa. La via è a due passi dalla Stazione Centrale. L’indirizzo corrisponde a un bar che nel tempo è diventato famoso per essere uno dei centri principali di «cruising», ovvero la ricerca di sesso occasionale. «Allora vieni?», incalza. Intanto manda altre sue foto vietate ai minori. «Sex e chems», ribadisce. «Quanti siete?», domandiamo. «È pieno», risponde. «Bb?», indaghiamo per capire se si tratta di un evento dove non si usa il preservativo. «Sì».

Dentro al locale

I gestori di questi locali non promuovono i chemsex party. Ma lasciano fare. Per accedere bisogna essere maggiorenni e avere una tessera annuale. All’interno l’ambiente è in alcuni punti claustrofobico. Nell’area «cruising» è quasi buio. Ci sono un bar, un vero e proprio labirinto e in un altro piano si accede soltanto se nudi. Le sostanze stupefacenti non mancano. Una ventina di persone stanno facendo sesso. Qualcuno si avvicina a guardare. Difficile capire quanto ci sia di protetto. Da quel groviglio compare il 24enne che ci aveva invitati. Va al bancone e chiede un mojito. «Vengo spesso qui», racconta. È alto e magro. Dimostra meno di 24 anni, ma giura che non mente. Beve e osserva chi passa. «Se sei venuto qui solo a parlare non me ne frega nulla», interrompe. Cosa succede di là, si fa sesso protetto? «Non ne ho idea», risponde. Ma non temi di beccarti qualche malattia? «No». Sei sieropositivo? «Non lo so, ora non asciugarmi...». Se ne va spazientito e sparisce nell’oscurità. «Ciao, cerchiamo top porco», scrive un altro utente. «“Top” sta per attivo nel rapporto sessuale», chiarisce il Cicerone. Sono in due. Il profilo manda entrambi i volti. Anticipa che altri si vogliono aggiungere. E che ospiterebbe in una casa poco fuori Milano. Altrimenti c’è il locale, lo stesso di Stazione Centrale. Quindi la precisazione: «Uno è poz, l’altro no. Quello negativo fa comunque sesso senza preservativo».

Il frequentatore abituale

A cinque chilometri di distanza c’è un altro bar. Anche questo molto in voga tra i gay e anche questo ufficialmente un circolo. Uno dei suoi clienti abituali è «Vih». Ha 23 anni, è sudamericano, vive e lavora nel capoluogo lombardo. Solo dopo averci contattato — attraverso una delle app — spiega che il suo nickname bisogna leggerlo al contrario. «Sono sieropositivo. L’ho scoperto due giorni fa», confessa. Segue l’emoji della faccina triste. Com’è successo? «Penso sia capitato in quel locale». «Vih» passa quindi a descrivere le serate là dentro. «Mi piacciono quelle “naked” (nude, ndr): vai lì, ti spogli, lasci le tue cose nell’armadietto, vedi cosa c’è che ti può interessare e vai a cercare fortuna». E poi che succede? «Fai sesso in pubblico o nelle cabine. Ti unisci a un gruppo...». Quante volte hai fatto sesso sicuro là dentro? «Credo soltanto una volta... forse due». E quante volte ci sei andato nelle ultime settimane? «Una decina». E chi l’ha fatto con te ha detto se era positivo o no? «No».

Le sostanze alternative

«Hi», scrive Michael, britannico di 35 anni. «Into hard sex?», chiede. Dove per «hard», interpreta la nostra guida, «intende senza protezione». «Per ora siamo in quattro», calcola. Seguono foto di tutti gli altri. Italiani. Età variabile tra i 26 e i 39 anni.
Andando sui profili di ciascuno di loro si scopre che più d’uno ha l’account Instagram agganciato. Clicchiamo. Due — almeno a giudicare dalle immagini pubblicate — sembrano avere una relazione. Con donne. «Siamo in questo hotel», insiste Michael. Manda la sua geolocalizzazione, per farsi un’idea della distanza. Chiede immagini. Ma non c’è nemmeno il tempo di approfondire perché «Sex-Party», anni 28, ci contatta. «Ti va gruppo?», cerca di capire. Quanti siete? «Ne ho 8». Tra chi è già lì e chi sta arrivando. Manda le foto. Tra loro c’è anche Andrea, quello incrociato tempo prima. E infatti l’indirizzo del chemsex party è lo stesso appartamento a pochi metri da San Babila. Quanti sono quelli sieropositivi lì nell’evento? «Credo 3 o 4, ma per ora si fa tutti insieme sesso bb», risponde «Sex-Party». E manda foto di quello che sta succedendo. Ci andiamo verso le 5 del mattino, un orario che il Cicerone giudica «sicuro».
Otto sono in azione, compreso Andrea che non ci riconosce. Altri tre giovani si fanno di coca. Poi uno dei partecipanti spruzza una bomboletta su un asciugamano e dopo qualche secondo aspira il pezzo di stoffa. La bomboletta è un ghiaccio spray contro le contusioni. «È a base di cloruro di etile, è più potente del popper», chiarisce chi l’ha appena inalata, Marco, con accento bresciano. Poi va a sniffare in cucina. Quindi sparisce nella camera da letto. Sono ormai le 6 del mattino. Marco ricompare. «Andiamo a fare colazione?», propone. «Però dovete offrire voi, perché io ho speso tutto per comprare la “bamba”»

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giovedì 23 febbraio 2017

Anddos e Le Iene: a volte la verità non è così scontata


Il recente servizio de Le Iene "Orge, prostituzione e Palazzo Chigi paga" ha creato una vera e propria bufera mediatica sulla comunità gay, bufera che è stata poi vigliaccamente sfruttata da discutibili elementi di destra e personaggi omofobi.
Tuttavia sarebbe alquanto sprovveduto non notare che il servizio televisivo si dirige a un'ente in particolare, Anddos, la cui ambiguità in quanto "associazione senza fini di lucro" (come riporta il loro sito ) potrebbe generare confusione e sarebbe da analizzare più profondamente.

Ecco un po' di numeri: Anddos possiede circa 200.000 iscritti, la tessera di iscrizione più quotata (quella per l'entrata in tutti i club) costa ben 17 euro e viene presumibilmente rinnovata ogni anno, alla scadenza. Esiste un'altra tessera, più economica, che dà il diritto di entrare per un anno in un unico club. Se moltiplichiamo il numero degli iscritti per il costo della tessera arriviamo a cifre da capogiro: come vengono investite queste ultime, visto che le entrate nei club si pagano a parte?

Nel suo ultimo comunicato Anddos stessa ribadisce:

Anddos, Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale, è una realtà che annovera al proprio interno una pluralità di soggetti, dai circoli ricreativi, come pub, saune e discoteche, a quelli culturali, e promuove servizi essenziali come le informazioni sulle IST e la distribuzione di oltre un milione di preservativi l’anno, sostenendo anche strumenti quali il portale One Question, che si avvale della collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.
L’associazione rivendica con orgoglio l’attività dei propri circoli ricreativi, che ha permesso a intere generazioni di persone, omosessuali e non solo, di poter iniziare a vivere in serenità la propria identità, sperimentando anche la dimensione della sessualità in luoghi sicuri, al riparo da occhi giudicanti e dai rischi del web.

Tuttavia, tralasciando i molteplici eufemisimi che arricchiscono le ultime tre righe dell'articolo, sostanzialmente per asserire che i circoli affiliati, come tutti sanno, sono volti al sesso libero e concentrandosi solo sulla prima parte, ci viene da pensare che, per quanto sforzandoci e per quanto sia presente senza dubbio un fondo di verità, risulta impossibile dare credito a tali parole. I punti che non tornano sono svariati:

Innanzitutto Anddos NON promuove la cultura (chi ha mai sentito seriamente parlare di un reale circolo culturale Anddos?): siffatto comunicato sarebbe potuto risultare credibile se lanciato da Arcigay (ricordate quando per entrare negli stessi circoli ci voleva la tessera Arcigay?) e invero la struttura era proprio questa: "una pluralità di soggetti", da una parte i suddetti circoli "ricreativi", dall'altra le iniziative artistiche e culturali.
Era ed è innegabile che Arcigay si sia occupata e si occupi anche (e soprattutto) di queste ultime.
Tuttavia non va dimenticato che Anddos nasce nel Luglio 2012 proprio dagli stessi club (cruising, saune, bar con dark room) che, insoddisfatti di Arcigay (si parlava, ai tempi, di un mancato sostegno legale da parte di Arcigay) hanno deciso di creare un'associazione propria per tesserare i clienti. Anddos è, paradossalmente un'associazione che si definisce "senza scopo di lucro" e che nasce da necessità prettamente economiche e di business imprenditoriale. Per quanto riguarda invece il bisogno del tesseramento, la ragione principale, come sostenevano Le iene, rimane quella di non pagare le tasse, ma anche quella di possedere un luogo indiscutibilmente privato in un paese in cui il confine tra pubblico e privato resta generalmente labile e soggetto a interpretazione. In tutti gli altri paesi d'Europa, infatti, non esiste la necessità legale di creare un circolo privato se si vuole aprire un locale "trasgressivo".

In secondo luogo, visti i numeri precedenti, Anddos non ha certamente bisogno di un finanziamento da parte dello Stato per creare un paio di centri d'ascolto: ci siamo mai chiesti quanto sia improbabile che quell'immensa e titanica mole di denaro venga totalmente reinvestita? E in cosa?
Sarebbe ora che l'associazione investisse realmente buona parte di quel denaro in progetti sociali, senza chiedere finanziamenti, visto che sicuramente non si respira aria di indigenza... E speriamo almeno che queste iniziative non siano ospitate all'interno di una sauna, la cui entrata è, tra l'altro (e a ragione), interdetta ai minorenni.

In ultimo, è pur vero che il servizio de Le Iene ha maldestramente mescolato alla buona intenzione di smascherare un cattivo finanziamento una morale becera e bigotta: bisognerebbe far presente al signor Filippo Roma, inviato della trasmissione televisiva, che i "famosi" glory hole esistono anche nel sesso etero, basterebbe navigare su internet alla ricerca di qualche sito porno (prettamente eterosessuale) per fare la clamorosa "scoperta". Persino i locali privati di questo tipo esistono in versione "eterosessuale", come d'altronde hanno anche documentato le stesse Iene in servizi passati.
Ma, soprattutto, il sesso tra persone adulte e consenzienti non è reato.

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martedì 21 febbraio 2017

La classifica dei 10 baci gay più belli di sempre


Quali sono i 10 baci gay più belli?
Abbiamo deciso di realizzare questa piccola classifica inserendo quelli che secondo noi sono stati i 10 baci migliori del grande/piccolo cinema degli ultimi anni. Siete d'accordo con noi o avevate in mente altro?

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