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giovedì 17 marzo 2016

Russia e propaganda gay, Calvin Klein sotto il mirino

Il noto marchio di abbigliamento, abituato a sedurre i giovani attraverso la sensualità, spesso utilizzando nelle proprie campagne pubblicitarie anche grandi nomi come Justin Bieber, è finito recentemente nel mirino delle autorità russe in quanto all'interno dello spot per una nuova fragranza sarebbero presenti anche due coppie dello stesso sesso.
Come sappiamo dal 2006 la Russia ha cominciato a vietare la cosiddetta "propaganda omosessuale" rendendo di fatto un crimine persino dichiararsi.
Il colosso americano rischierebbe di dover pagare un milione di rubli (circa 13.000 euro, non certo una cifra esorbitante per un tale gigante), ma anche una sospensione delle vendite in Russia.
Non è assolutamente la prima volta che Calvin Klein mostra coppie dello stesso sesso nei suoi spot e nonostante tutto dichiara che continuerà a farlo.



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Popper: alcune cose che (forse) non sapevi


Il popper si è diffuso a partire dagli anni novanta e proviene dall’ambiente dei sexy-shop, soprattutto inglesi. Trattasi di una delle droghe più utilizzate nell'ambiente gay.

Ciò che forse non è ancora del tutto noto è che questa droga, tra le più emancipate in assoluto, comporta un alto rischio di dipendenza, dato che chi la utilizza in modo continuativo durante i rapporti sessuali, spesso finisce per non riuscire più a farne a meno. Ciò porta ad una situazione in cui la vita sessuale, che dovrebbe essere libera e naturale, diventa totalmente legata al nitrito di amile (nome scientifico del principale componente chimico dei poppers).
Gli effetti che il popper produce sono di brevissima durata: 30 secondi di euforia e un rilassamento della muscolatura.
Il liquido (che si trasforma in gas a temperatura ambiente) è inoltre pericoloso per la pelle e le mucose, produce infiammazioni e, in alcuni casi, vere e proprie ustioni.
Viene aspirato dal naso, ma essendo naso e bocca organi collegati tra loro, piccole concentrazioni di sostanza si diffondono anche sulla lingua, sulle mucose e sulle gengive, arrecando potenzialmente micro lesioni ed, in caso di sesso orale attivo con un partner, è molto probabile causare irritazioni o piccole bruciature al glande di quest'ultimo. Chiaramente in questa situazione il pericolo di trasmissione sessuale del virus Hiv durante il sesso orale, pratica comunemente stabilita a basso rischio, aumenta notevolmente.

C'è chi sostiene, senza prove certe, che l’inalazione di nitriti possa indebolire il sistema immunitario e conseguentemente facilitare l’insorgere di malattie infettive e tumori.

Quel che è certo, come per la maggior parte delle sostanze inalanti, l’abuso aumenta il rischio di danni alla salute: dal soffocamento ai disturbi del sistema nervoso centrale.


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sabato 12 marzo 2016

Marco Prato e Manuel Foffo: versioni discordanti di fronte agli inquirenti

Seppure non venga messa in dubbio l'estrema crudeltà di entrambi, le versioni discordanti dei due assassini non permettono di verificare le aggravanti.

La versione di Manuel Foffo, che già conosciamo e che è stato il primo ad essere ascoltato, si compone di pezzi frammentari e confusi in cui spiccherebbe la volontà premeditata di uccidere qualcuno, "Forse era mio padre la persona che veramente volevo uccidere, forse si è trattato solo di uno spostamento di persona" rivela inaspettatamente.
Nella propria versione, invece, Marco Prato si dipinge quasi come "vittima" di Foffo, o comunque completamente soggetto alla sua volontà, "Ero infatuato di lui" dice agli inquirenti "e non ho fatto che assecondare la sua follia omicida, ubbidirgli in modo passivo. I colpi che ho sferrato a Luca (la vittima) sono stati solo per aiutarlo a morire velocemente, perché soffrisse meno."
Ma Luca non è morto velocemente, ci sono volute più di due ore di sevizie con coltelli, martello e cavi di ferro: su questo entrambe le versioni concordano.
“Luca non moriva, si riprendeva ogni volta“, ha ribadito anche al pm Marco Prato  “I colpi venivano dati per uccidere, ma Manuel era molto infastidito dal fatto che Luca non morisse”.

In foto, Marco Prato

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mercoledì 9 marzo 2016

Foffo: "Marco Prato ha inflitto la coltellata mortale a Luca Varani"

Appena entrato in casa dei due aguzzini, allettato dalla droga e dalla promessa di centoventi euro in cambio di un rapporto sessuale, a Varani viene servito un drink "corretto" con droghe e/o  medicinali sedativi, dopodiché lo mandano a farsi a una doccia.
Quando esce, secondo il racconto di Foffo, gli urlano la frase: "Abbiamo deciso che devi morire!" e lo tramortiscono con una martellata alla testa. Dopodiché gli recidono le corde vocali per impedirgli di chiedere aiuto. 
"Da quel momento Luca ha sofferto molto." ribadisce Foffo agli inquirenti. 
Viene seviziato per oltre due ore con un coltello, con il quale vengono inferte decine di ferite, prima che del colpo finale.
Entrambi dormono di fianco al cadavere.

Più tardi Prato, come già risaputo, si reca in un albergo in Piazza Bologna dove tenta il suicidio. Si pensava in preda al rimorso, ma tale tesi risulta ora perlomeno vacillante in quanto in quella che doveva essere la sua ultima lettera, il suo "testamento", non vi è nessun riferimento all'omicidio efferato appena compiuto. La lettera racconta solamente del desiderio di operarsi per diventare donna e dei presunti scontri con i genitori contrari ad un'eventuale scelta di questo tipo.

In foto, Marco Prato

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lunedì 7 marzo 2016

Ragazzo ventenne seviziato e ucciso ad un festino gay a Roma: arrestati Manuel Foffo e Marco Prato

Doveva essere un festino di alcol, sesso e droga, ma i due ventinovenni arrestati, Manuel Foffo e Marco Prato hanno deciso di andare oltre: secondo le ricostruzioni volevano scoprire che sensazione si provasse a torturare ed uccidere un altro ragazzo. E la vittima di questo insensato e crudele esperimento è stata un ragazzo di 23 anni, Luca Varani, non dichiarato e con una fidanzata alle spalle, ma attirato nell'appartamento dei due aguzzini con l'esca della cocaina, adescato con la droga.
Sul cadavere nudo di Varani, abbandonato in camera da letto, vengono subito riscontrate varie ecchimosi da oggetti contundenti, tra i quali un martello, mentre il colpo finale è stato inflitto da una coltellata al cuore.
Alla fine hanno scoperto sul serio cosa si prova ad uccidere, la loro curiosità è stata pienamente soddisfatta: Marco Prato è stato trovato poche ore dopo in fin di vita nella stanza di un hotel in centro dopo aver tentato di suicidarsi pervaso dal rimorso e dai sensi di colpa. Viene salvato solo dall'intervento tempestivo dei mezzi di soccorso.

Marco Prato, uno dei due assassini

Marco Prato
Marco Prato


Marco Prato con gli amici

Luca Varani, la vittima




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martedì 1 marzo 2016

Facebook contro le nostre DRAG QUEEN

Nonostante gli avvenimenti del 2014, quando Chris Cox si era scusato personalmente per la sospensione del profilo di Sister Roma ed altre drag queen americane (in quanto il social media prevederebbe la cancellazione dei profili di chi usa un nome diverso da quello di battesimo), ANCORA OGGI drag queen ed artisti in genere che utilizzano nomi d'arte hanno vita dura sul network più popolare del mondo.
Le notizie che ci arrivano fanno presumere un attacco massivo da parte della famosa piattaforma virtuale alle Drag Queen italiane. Tra i profili che ci sono stati segnalati oggi e che sono stati momentaneamente sospesi o addirittura cancellati permanentemente da Facebook vi sono: Ladymoney Madametransalpina, Marymorkia Drag, Lady Bagheisha, Lady Angelona Regina Rotoloni Miss-Puttin, Melissa Pierce, Miss Bamba Drag, Ramna Drag, Iphona queen, Pink Mama, La Bizzarra Lilly More e addirittura Escabrosa drag queen, vincitrice del concorso Regina d'Inverno 2014: purtroppo la lista pare non essere terminata.
Speriamo che Facebook la smetta una volta per tutte al più presto con questi blocchi totalmente arbitrari, poiché una politica che parrebbe nata (almeno ufficialmente) per eliminare la violenza ed il bullismo virtuale coperti dall'anonimato, si potrebbe trasformare in un incubo proprio per quelle persone che ricercano l'anonimato per sfuggire a persecuzioni, discriminazione o violenza


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