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sabato 31 dicembre 2016

Novità !!!


Buongiorno a tutti! Abbiamo ottime notizie per tutti coloro che seguono questo blog!
Non ci siamo fatti sentire ultimamente, solo perché abbiamo grandi progetti e sorprese per voi: infatti tra poco "Notizie Gay Dal Mondo" svilupperà una sezione Vlog su questo canale Youtube (basta cliccare il link), così le notizie e le rencesioni non solo si potranno leggere, ma anche ascoltare !!!
Però abbiamo assolutamente bisogno del vostro supporto: se ci avete seguito costantemente fino ad oggi ed avete apprezzato i nostri contenuti vi chiediamo cominciare già a seguire il nostro futuro canale... Per farlo basta un click sul link qui sotto!!! Cosa aspettate allora?
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domenica 4 dicembre 2016

Film - Cal, breve introduzione


Cal (2013)- Voto 8

"Da dove vieni? Qual è la tua storia?" Cit. Cal

Cal (Wayne Virgo) ritorna a Bristol, la città natale, dove svariati anni di assenza, ma si trova di fronte uno scenario quasi apocalittico fatto di rivolte e insurrezioni, disoccupazione e cinismo, mentre la madre sta per morire di cancro in ospedale.
La vita non sembrerà riservare alcuna speranza, finché non incontrerà Jason (Tom Payne), un giovane prostituto assoggettato a un aguzzino spietato e senza scrupoli.
Cal, in un'estenuante lotta contro il tempo, avrà pochi giorni di tempo per rimettere in ordine la sua vita, dire addio alla madre, liberare Jason e fuggire assieme a lui in un luogo più sicuro.
"Cal, It's Him!" è un film che nonostante il modesto budget riesce a sorprendere in positivo e la cui singolarità sta anche nel saper rappresentare in modo verosimile (grazie all'ottima recitazione di Wayne Virgo) un protagonista gay forte e determinato, incredibilmente distante dallo stereotipo del ragazzo omosessuale insicuro e spaventato a cui molte pellicole Lgbt hanno (legittimamente) attinto.

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Film - Beautiful Something, breve introduzione


Beautiful Something (2015)- Voto 4

"Tu sei un... meraviglioso qualcosa" Cit. Beautiful Something

In una fredda notte d'inverno a Philadelphia, quattro uomini di età diverse si aggirano inquieti per bar e vicoli alla ricerca di sesso o di una semplice svolta.
Un film quasi privo di trama, di una banalità sconfortante, che trova riscatto (almeno) nel bell'aspetto del modello Zack Ryan, nonché attore protagonista.
Le interazioni e i discorsi tra i personaggi risultano poco credibili, quasi forzati, inseriti all'interno del copione per riempire tempi morti, facendo di fatto da anello di congiunzione tra una scena di sesso e l'altra.
Una pellicola presentata inizialmente da un trailer gradevole che non ha saputo tener testa alle aspettative degli appassionati e che, in fondo, pare una strana via di mezzo tra una commedia senza trama e un porno senza genitali.

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martedì 29 novembre 2016

Condannato a svariati ergastoli l'assassino di Grindr


Stephen Port:
una delle foto utilizzate per adescare su Grindr VS il suo aspetto reale

Si chiama Stephen Port, londinese, tristemente noto come l'assassino di Grindr: adescava le vittime sulla famosa applicazione per incontri gay, le invitava nel proprio appartamento e, dopo averle drogate con il GHB, le violentava e le uccideva, a volte anche cercando di simulare un suicidio. Gli inquirenti hanno calcolato che le vittime potrebbero essere oltre cinquanta, nonostante quelle accertate per il momento siano solamente 4: tutti ragazzi ventenni di bell'aspetto.

Ora "il mostro di Grindr" dovrà scontare svariati ergastoli e non uscirà mai più dal carcere.

Anthony Walgate, Daniel Whitworth e Jack Taylor, tre delle vittime accertate
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giovedì 17 novembre 2016

Psicologa portoghese Maria José Vilaça si scaglia contro gli omosessuali


Maria José Vilaça vive a Lisbona ed è presidente dell'Associazione degli Psicologi Cattolici.

Le affermazioni con le quali ha recentemente creato scalpore sono contenute in un'intervista pubblicata dal mensile Famiglia Cristiana, all'interno di un articolo il cui titolo "Ragazzo o ragazza: una scelta?" parrebbe già abbastanza infelice.

Tuttavia questa psicoterapeuta bigotta si spinge addirittura oltre dichiarando: "Se mio figlio fosse gay lo accetterei e lo amerei addirittura di più, proprio perché vive in un modo innaturale e che fa soffrire. È come avere un figlio tossicodipendente, non si può dire che è una cosa buona, né giusta."

Asserzioni ipocrite, quindi, che citano l'amore accanto al disprezzo e all'intolleranza come se fossero sentimenti conciliabili, come se potessero essere anche solo lontanamente compatibili.

Ciononostante non è da meno Diogo Costa Gonçalves, assistente universitario della Facoltà di Giurisprudenza di Lisbona, il quale nello stesso articolo osserva che: "Nessuno dei nostri genitori si è mai seduto con noi a spiegarci perché il matrimonio è tra uomo e donna. Dovrebbe essere scontato. Tuttavia, in questo momento, ho dovuto spiegarlo ai miei figli. "

Maria José Vilaça
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domenica 6 novembre 2016

L'incredibile storia del Signor Aids


Idris Osman, meglio conosciuto con lo strambo nome di "Mr.Aids", fu diagnosticato sieropositivo sedici anni fa'.
Ora ha deciso di dedicare la sua vita alla prevenzione ed ogni giorno percorre chilometri di strada in bicicletta distribuendo quotidianamente oltre duemila preservativi in aree rurali nelle quali sarebbe altrimenti difficile procurarseli, aiutando le popolazioni del luogo ad acquisire un'educazione sessuale consapevole. Questo fantastico esempio di determinatezza e positività proviene dal Kenya ed è documentato da svariati video.

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Terremoti in Italia? Colpa dei gay, ad affermarlo è l'emittente Radio Maria


"I terremoti sono un castigo divino, volto a punire l'approvazione delle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, norma che lede l'unione della famiglia e le leggi naturali", così la pensa Padre Giovanni Cavalcoli esplicitando la sua posizione ai microfoni di Radio Maria.

L'emittente cattolica di Erba, dopo le proteste dei soggetti coinvolti, decide di prendere le distanze dalle suddette affermazioni e di sospendere a tempo indeterminato la trasmissione del frate, già noto per le sua posizioni reazionarie.

Tuttavia le scuse di Radio Maria si rivolgono unicamente ai terremotati (non menzionando di certo gli omosessuali accusati di essere la causa scatenante dei disastri naturali) attraverso un comunicato che recita "Radio Maria si scusa se tali espressioni possono aver offeso la sensibilità dei fratelli terremotati ed esprime loro piena solidarietà e vicinanza nella preghiera."

Ospite de La Zanzara su Radio 24 Padre Cavalcoli non si rimangia nulla di quello che ha affermato : "Risentendo le mie parole, tutto sommato è un'opinione legittima. Si può pensare che il terremoto possa essere un richiamo, un castigo. Le unioni gay sono un peccato? Si capisce. Un omosessuale è una persona che pecca contro natura".

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martedì 1 novembre 2016

Islam e omosessualità




La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948 e specifica che i diritti sono uguali ed inalienabili per tutti gli esseri umani, sempre e ovunque.
L'Articolo 2 della dichiarazione stabilisce che:

Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà della presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione

Seppure non non vi sia un chiaro riferimento all'orientamento sessuale, le parole “senza distinzione alcuna” sono inequivocabili.
Amnesty International ribadisce che se tolleriamo che vengano schiacciati i diritti anche di una sola minoranza si rinnega il principio di uguaglianza per tutti gli esseri umani ed, in particolare, è importante che siano difesi i diritti di gay e lesbiche da chi si batte per i diritti umani in quanto l'orientamento sessuale (così come la razza o il sesso) è parte integrante dell'identità personale.
Nonostante questo e nonostante i numerosi abusi in diverse parti del mondo, le Nazione Unite hanno affrontato il problema solamente nel 2003, quando il Brasile presentò una risoluzione esprimendo “grande preoccupazione per gli abusi e le violazioni dei diritti umani nel mondo legati all'orientamento sessuale”.
La proposta fu di fatto bocciata da cinque paesi musulmani (Arabia Saudita, Egitto, Libia, Malaysia e Pakistan) che fecero largo ricorso all'ostruzionismo e costrinsero la Commissione a sospendere il dibattito.
L'episodio portò comunque a galla un argomento ostico che non tutti i paesi erano pronti o propensi ad affrontare e contribuì a mettere in luce il profondo divario culturale tra:
  • Chi sosteneva che i governi dovessero vigilare sui principi morali dei propri cittadini
  • E chi affermava che ciò che adulti consenzienti fanno in privato non riguarda le autorità e che, utilizzando le parole del rappresentante canadese, “lo Stato non dovrebbe intromettersi nelle camere da letto del paese”

Perciò mentre in alcuni paesi la legittimazione dell'attività omosessuale è stata accompagnata da leggi che impediscano la discriminazione (es. Sudafrica, Canada, Irlanda, Israele, Slovenia, Spagna), in gran parte dei paesi musulmani vigono ancora pene di detenzione, corporali o addirittura la pena di morte.
Secondo il sito web sodomylaws.org la sodomia è punibile con la pena di morte in almeno quattro paesi arabi: Arabia Saudita, Mauritania, Sudan, Yemen.
Anche in Iran, paese non arabo del Medio Oriente, esiste la pena di morte. In altri stati la pena massima prevista è la reclusione (fino a dieci anni in Berhein, sette anni in Kuwait, cinque anni in Libia e Qatar, tre anni in Algeria, Oman, Marocco, Somalia e Tunisia, un anno in Libano e Siria).

In Iran per gli atti omosessuali con penetrazione è prevista appunto la pena di morte; gli atti senza penetrazione sono puniti con la fustigazione le prime tre volte e con l'esecuzione la quarta volta. Gli atti sessuali fra donne sono definiti in modo diverso dal diritto, ma le pene sono le stesse previste per gli atti senza penetrazione tra uomini.

In Egitto non esistono leggi specifiche sulla sodomia benché vengano utilizzate altre norme e cavilli giudiziari per avviare procedimenti penali nei confronti di chi pratica attività omosessuale. Fra queste, la più importante era stata originariamente introdotta per combattere la prostituzione, ma è diventata potenzialmente in grado di criminalizzare qualsiasi rapporto occasionale o promiscuo a prescindere dal sesso delle persone coinvolte.
Il termina arabo per “prostituzione” è infatti “di' ara”, ma la commissione parlamentare che si occupò di redigere la legge nel 1949 inserì anche la parola “fujur” (depravazione).
Inoltre è prevista la reclusione fino a tre anni per chiunque pubblichi inviti che incoraggino la prostituzione o la depravazione, diffonda annunci che violino la morale pubblica o pratichi atti scandalosi in pubblico. Infine:
Chiunque, su una strada pubblica o in un posto molto trafficato, istighi i passanti con segnali o parole a commettere delle indecenze dovrà essere punito con la reclusione per periodo non superiore ad un mese.

In Libano i processi vengono intentati in base all'articolo 534 del codice penale nel quale si afferma che tutti i rapporti “contro natura” devono essere puniti con la reclusione fino ad un anno. L'applicazione di questo articolo è stata estesa dai giudici anche alla fellatio, la masturbazione ed il sesso fra lesbiche anche se la legge viene applicata in particolari circostanze, più che altro quando ci sono di mezzo altri crimini (furto, omicidio, prostituzione).

L'unico paese arabo dove sono state recentemente e provatamente eseguite condanne a morte per atti omosessuali è l'Arabia Saudita che prevede la pena capitale per una vasta gamma di reati oltre alla sodomia (omicidio, adulterio, furto, spaccio di droga, sabotaggio, stregoneria, apostasia (abbandono dell'Islam) e corruzione. Tuttavia le pene più comuni rimangono la reclusione e la fustigazione. Volendo credere alle voci ufficiali nessuna delle recenti esecuzioni è legata esclusivamente all'omosessualità o alla sodomia: erano coinvolti anche altri reati.

Nell'Africa Subsahariana, teatro già di per sé di grandi conflitti etnico – religiosi, l'omosessualità è illegale in numerosi paesi (solo in Sudafrica è riconosciuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso): in alcuni di questi è prevista addirittura la pena di morte, in particolare in quelli a predominanza islamica come la Somalia (dove oltre il 95% della popolazione è musulmana) e la Nigeria.


Va precisato che nemmeno il cristianesimo riesce spesso ad essere conciliante nei confronti dell'omosessualità, ma appare lampante che in questo particolare momento storico l'islam riesce a battere, in quanto a odio ed intolleranza, persino i cristiani.


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giovedì 27 ottobre 2016

Isole Canarie: vita gay a Gran Canaria


Alle Canarie la vita gay si concentra soprattutto nelle due isole principali: Gran Canaria e Tenerife.

Gran Canaria, in particolare, è "il paradiso gay" per eccellenza: qui l'ambiente gay è molto vivo nel SUD, a Maspalomas, Località situata nell'estremo meridione dell'isola il cui centro di maggiore attrazione turistica è Playa del Iglés. In quest'ultima si trovano numerose strutture (alberghi, appartamenti, complessi, bungalows) prettamente rivolte al pubblico omosessuale, spiagge nudiste con zone per praticare cruising annesse, centri commerciali e attività con bandiere rainbow, nonché il famoso Yumbo Shopping Centre, che non appena cala il sole si trasforma nel fulcro di una vivace vita notturna.
In quest'ultimo si aduna la stragrande maggioranza della vita gay, soprattutto nei Discopub Mykonos e in seguito Mantrix (che apre più tardi), entrambi collocati al quarto piano: qui si riunisce la gioventù dell'isola, con un range di età dai 18 ai 40 anni.

Per gente che non ami perdere tempo e cerchi qualcosa di più spinto non mancano i cruising bar, i più famosi sono Cruise, frequentato soprattutto da orsi e signori di mezz'età e Bunker, per chi adora i vestiti di pelle, jockstraps, nonché gli accessori fetish di tendenza. Si tratta di luoghi che potrebbero facilmente risultare sgradevoli a tutti colori ai quali non piaccia o non interessi il sesso estremo.
Fuori dal Yumbo, a pochi metri, si trova inoltre un altro cruising bar, il Reds, con un pubblico generalmente più giovanile (dipende dalle serate).

Durante il giorno non possono mancare sole e ombrellone. L'entrata alle dune si trova attraversando (letteralmente) l'Hotel Riu Palace. Per raggiungere la spiaggia gay dovrete svoltare a destra non appena comincia la sabbia, dirigendovi allo stesso tempo verso il mare (visibile a distanza a occhio nudo): si trova infatti in coincidenza con il chiosco numero 7, un piccolo bar con vista sul mare che sventola costantemente la la bandiera rainbow.

Per trovare alloggio la scelta è quasi illimitata, in generale si adotta una policy "men only". Per una lista completa delle strutture gay o gay friendly basta consultare il sito Booking .

Per avere più informazioni sulla vita gay alle Canarie guarda anche: Vita gay a Tenerife .

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giovedì 20 ottobre 2016

Film - The way he looks, breve introduzione


The way he looks (2014)- Voto 5

"È sempre buio per me" Cit. The way he looks

Leonardo è un adolescente cieco che cerca di vivere con serenità la propria condizione. Giovanna, l'amica che ogni mattina lo aiuta a precorrere la strada verso casa, ne è segretamente infatuata. La quotidianità verrà spezzata dall'arrivo a scuola di un nuovo compagno, Gabriel, del quale Leonardo presto si innamorerà.
Il film nasce dal cortometraggio portoghese del 2010 Eu não quero voltar sozinho (in italiano "Non voglio tornare a casa da solo", per la visione con sottotitoli in inglese basta cliccare sul titolo), diventato virale in tutto il mondo a causa dei numerosi spunti originali e della delicatezza del tema. Purtroppo il lungometraggio The way he looks (titolo internazionale) si presenta come un'estensione funzionale ai tempi cinematografici, ma non a quelli emotivi. Le emozioni infatti, prima condensate in poco più di quindici minuti, si disperdono in oltre un'ora e mezzo di scene inutili che paiono quasi montate frettolosamente per la necessità di coprire i tempi. Purtroppo il regista Daniel Ribero, pur brillante nelle idee, non si dimostra all'altezza dell'adattamento cinematografico.

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domenica 16 ottobre 2016

Indonesia, sette anni di carcere per un bacio


Si tratta di un brutto colpo per la comunità Lgbt in Indonesia, dove due ragazzi sono stati arrestati dopo aver pubblicato su Facebook alcune foto mentre si baciavano, con tanto di dichiarazione d'amore. I due fidanzati, 22 e 24 anni, che nelle foto appaiono senza maglietta, devono adesso fare i conti con l'accusa di pornografia e rischiano fino a sette anni di carcere.
La notizia, confermata da più fonti, vede coinvolto il proprietario del Profilo Facebook Cristian Taufik .

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Isole Canarie: vita gay a Tenerife


Alle Canarie la vita gay si concentra soprattutto nelle due isole principali: Gran Canaria e Tenerife.

Nonostante il forte impatto turistico quest'ultima risente molto della concorrenza della vicina Gran Canaria. L'ambiente gay è moderatamente vivace al NORD (Santa Cruz de Tenerife, Puerto de la Cruz).

a Santa Cruz de Tenerife uno dei locali più in voga è la Sauna Acuario : Sauna secca, Jacuzzi, piscina (purtroppo non riscaldata, quindi inutilizzabile), bar e un grande labirinto con cabine. L'entrata è di 15 euro, con svariate tipologie di sconto (giovani con meno di 24 anni, disoccupati residenti, giornata del cliente, ecc.).
In questa sauna a due passi dalla fermata del tram Cruz del Señor, che siate abitanti dell'isola o di passaggio, troverete il giusto grado di relax, in particolare la domenica pomeriggio dove assieme all'entrata vi verrà offerto un ottimo Mojito.

Sauna Boss è invece una sauna centrale ma poco popolare: non molto distante dalla Sauna Acuario (circa due chilometri), è dotata solamente di un piccolo bagno turco, due docce, e un paio di cabine. Frequentata da pochi locali e quasi mai da turisti.

A Puerto de la Cruz la scena è dominata dai bar Despanto e Anderson, uno di fianco all'altro (le entrate corrispondono esattamente allo stesso numero civico), tuttavia in competizione serrata per attirare il maggior numero di avventori, i quali solitamente non nascondono una spiccata preferenza per l'uno o per l'altro. Spettacolo di Drag Queen a metà serata in entrambi i locali.

Per avere più informazioni sulla vita gay alle Canarie guarda anche: Vita gay a Gran Canaria.

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mercoledì 12 ottobre 2016

Hiv e Aids: Le cure che le case farmaceutiche ci nascondono


BB: 7075, Vorinostat, Romidepsin, Auranofin, Gammora... sono solo alcuni dei farmaci anti-Hiv, efficaci secondo le sperimentazioni, sui quali ancora possediamo ben poche informazioni. Ma cos'è che ci viene volutamente nascosto e perché?

Da quando l'Aids è comparso negli anni Ottanta e ha creato agitazione e tumulto a livello mondiale, solamente due farmaci ufficiali si sono susseguiti nella cura dei pazienti affetti: l'Azt (Azidotimidina) fino al 1996 e gli inibitori della proteasi (i moderni antiretrovirali, HAART, tuttora prescritti).
L'Azt, prodotto dall'attuale e ancora esistente azienda farmaceutica GSK (GlaxoSmithKline), fu il primo farmaco a disposizione contro l'Aids: abbandonato nel '96 a causa dell'eccessiva tossicità che in molti casi portò i pazienti trattati a una morte prematura, mieté vittime in tutto il mondo per circa dieci anni. I campanelli d'allarme c'erano sempre stati, ma come al solito quando ci sono di mezzo interessi di soggetti potenti, vengono costantemente messi a tacere. Già alla fine degli anni '80 il dottor Peter H. Duesberg, virologo allora di fama mondiale, aveva affermato: "L'Azt non solo non aiuta i malati, ma ne accelera la morte. Durante la commercializzazione del farmaco fu detto che nel suo studio sperimentale la mortalità dei pazienti che l'avevano preso era calata sensibilmente, ciò ne aveva permesso l'approvazione da parte della Food and Drug Adiministration. Tuttavia a una lettura attenta di quello studio scoprii che non era mai stato completato, che i pazienti studiati sapevano benissimo chi assumeva Azt e chi invece le pillole placebo e che quelli in Azt erano sopravvissuti di più solo grazie a massicce trasfusioni di sangue. In ultimo Margaret A. Fishl, autrice principale dello studio, era una scienziata sconosciuta e senza alcuna esperienza in virologia, perché per uno studio di quel calibro non furono scelti ricercatori di comprovata esperienza?"
Nonostante Duesberg venne a quel tempo ostracizzato dal mondo scientifico per queste dichiarazioni, a sostegno delle sue tesi comparve una nuova personalità influente: è infatti il dottor Kary Mullis, premio nobel per la chimica nel 1993, che afferma: " l'Azt è un chemioterapico che già nel 1967 era stato cestinato a causa dell'eccessiva tossicità. Sappiamo che nel cancro si danno chemioterapici per tempi limitati nella speranza di uccidere il tumore prima del paziente, ma quale oncologo prescriverebbe un chemioterapico ogni giorno per due anni? L'Azt uccide le cellule sane del nostro organismo portando alla morte molto più velocemente rispetto al virus che dovrebbe curare."

Ma qual'è lo scopo delle case farmaceutiche? Non certo uccidere i pazienti da cui trarrebbero profitto, bensì la cronicizzazione delle malattie, in grado di legare definitivamente le persone ai farmaci che esse stesse producono e distribuiscono. L'Azt ebbe vita relativamente breve. Di fatto, poco prima del nuovo millennio, venne il momento degli inibitori della proteasi.
La HAART pare essere funzionale nella diminuzione della mortalità nell’HIV, i malati muoiono più lentamente che con l'Azt, tuttavia è fonte di forte epatotossicità.
Uno studio retrospettivo del New England Medical Center di Boston (USA) prende in esame le cause del decesso in pazienti HIV+ nel 1991, 1996, 1998, 1999 in cura presso lo stesso centro.
Negli anni 1998-99 il 50% dei decessi era dovuto alle condizioni epatiche, paragonato al solo 11.5% del 1991 e al 5% del 1996. Nonostante ciò i pazienti trattati riescono spesso a vivere decine di anni sotto HAART.

Possibile che dopo quasi mezzo secolo, proprio non sia disponibile una cura definitiva per l'Hiv / Aids?
Parrebbe che cure risolutive già esistano e non si tratta di un fungo miracoloso o di qualche intruglio magico preparato direttamente da uno sciamano in uno sperduto villaggio nel cuore dell'Africa. Parliamo in molti casi di farmaci già esistenti, sperimentazioni già avvenute, medici o scienziati dai nomi importanti.
L’unico paziente curato "ufficialmente" dall'Hiv ad oggi è Timothy Ray Brown, il paziente di Berlino. Nel 2007 Timothy doveva sottoporsi a un trapianto di cellule staminali per contrastare la leucemia, ma i medici scelsero un donatore con una rara variante genetica resistente all’Hiv. Oggi Timothy vive sano, senza medicinali né tracce del virus nel sangue. Ciononostante i malati guariti potrebbero essere molti di più

Merita di essere citato il dottor Gary Davis, medico che negli anni '90 avrebbe inventato e sperimento (apparentemente con successo) un siero chiamato BB: 7075, un agente biologico tratto dal sangue di capre immunizzate al virus hiv (le capre infatti producono naturalmente gli anticorpi per il virus) e che riporterebbe le difese immunitarie dei soggetti trattati a livelli stabili. Il dottor Gary Davis fu assassinato nel 1997 in circostanze misteriose poco dopo aver diffuso la notizia della sua scoperta. Non sono mai state fatte ulteriori ricerche.

3bnc117 è un anticorpo in grado di ridurre più dell'80% la concetrazione del virus nel sangue e l'effetto durerebbe fino a due mesi. Sarebbe l'ennesima cura non definitiva e cronicizzante, però non avrebbe gli effetti collaterali dell'HAART. La ricerca proviene dalla Rockfeller University di New York.

Vorinostat è una delle più recenti scoperte sul piano delle cure per l'Aids, appartiene alla classe degli inibitori delle deacetilasi istoniche ed è già approvato negli USA per la cura di altre malattie. Durante la sperimentazione ha miracolosamente causato la scomparsa del virus dal sangue del paziente, ma essendo la sperimentazione recente, bisogna ancora aspettare per esultare: il virus potrebbe infatti ricomparire, esattamente come riappare nei casi di pazienti a viralità azzerata che sospendono le terapie HAART.

Romidepsin sarebbe in grado di far uscire allo scoperto il virus Hiv esponendolo al nostro sistema immunitario e rendendolo quindi debellabile. Il farmaco sarebbe già stato sperimentato in Danimarca con successo.

SBI-0637142 , un farmaco Smac, combinato con panabinostato (inibitore degli istioni), sarebbe in grado, secondo uno studio californiano, di despiralizzare il DNA rendendo maggiormente visibile il virus.

Auranofin , un composto a base di sali di oro usato contro l’artrite reumatotoide unito a la butionina sulfossimina, un agente chemiosensibilizzante sperimentale (BSO) ha permesso di ottenere la guarigione totale in un gruppo di macachi da laboratorio. Stiamo parlando dello studio tutto italiano (poi spostatosi alla Duke University nel North Carolina per difficoltà a reperire fondi) del dottor Andrea Savarino. Anche questo mix di farmaci risveglierebbe il virus in quiescenza rendendolo esposto e vulnerabile. Tuttora la sperimentazione è misteriosamente ferma.

AT20 , Un vaccino terapeutico anti Aids sperimentato con successo anche come farmaco nella sezione di Malattie Infettive degli Ospedali Civili di Brescia e in seguito anche in altri tre importanti centri clinici italiani di riferimento per le malattie infettive a Perugia, Torino e Milano.
I pazienti paiono aver sviluppato una risposta immunologica consistente, in grado di bloccare l'attività della proteina p17 che secondo il dottor Arnaldo Caruso, scopritore del vaccino, sarebbe la principale causa dell'Aids.
Ancora una ricerca italiana sulla quale cala misteriosamente un silenzio lungo anni.

Gammora è un nuovo farmaco (recentemente sperimentato in laboratorio ottenendo sorprendenti successi) costituito di un particolare elemento proteico in grado di distruggere automaticamente le cellule infette dall'Hiv. "Il medicinale non ferma la crescita del virus come gli inibitori della proteasi, bensì distrugge definitivamente le cellule infette." conferma in un'intervista il dottor Abraham Loyter, ricercatore di Gerusalemme al quale va il merito della scoperta.

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mercoledì 5 ottobre 2016

Una coppia gay è in testa al concorso per rappresentare il catalogo Ikea in Russia


Da più di sette anni la compagnia di arredamento svedese lancia un concorso in Russia (Face from the Cover), dove è possibile partecipare ad una sessione fotografia destinata a diventare uno spot pubblicitario per l'azienda stessa. Quest'anno il concorso vede per il momento in testa una coppia gay, Lev Polyakov e il suo fidanzato (ancora non è noto il nome).
Questo risultato sorprendente è stato reso possibile sia dai voti delle associazioni lgbt russe, sia dall'associazione Straight Alliance for Lgbt Equality. Trattasi di una piattaforma virtuale formata da eterosessuali che però rivendicano pari diritti e dignità per la comunità Lgbt.

Ikea per ora è decisa a lanciare la campagna pubblicitaria con la coppia gay (nel caso dovesse ottenere la vittoria finale), nonostante il divieto legislativo di propaganda gay del paese. Speriamo l'impresa svedese mantenga le promesse e non sia solo una manovra per farsi pubblicità in Europa.

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martedì 4 ottobre 2016

Isabel e Federica, le suore di Pinerolo dopo il matrimonio: "Dio vuole persone felici"


Non è passata inosservate la notizia di Isabel e Federica, le due suore francescane di Pinerolo, entrambe di quarantaquattro anni, che hanno deciso di abbandonare il loro abito per sposarsi a vicenda dopo una storia d'amore taciuta e occultata per oltre tre anni.
Si sono conosciute durante una missione in Africa e col tempo sarebbe nato l'amore.
L’unione civile è stata celebrata dal sindaco del Movimento 5 Stelle Luca Salvai in municipio, ma non è mancato neppure il rito religioso celebrato da Franco Barbero, ex prete scomunicato da papa Giovanni Paolo II nel 2003, a causa delle sue posizioni politiche e religiose decisamente rivoluzionarie.
«Dio vuole le persone felici, che vivano l’amore alla luce del sole», dice Isabel, una delle spose. «Chiediamo alla nostra chiesa di accogliere tutte le persone che si amano», ribadisce Federica.

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lunedì 3 ottobre 2016

Film - The normal heart, breve introduzione


The normal heart (2014)- Voto 9

"Dovrei usare guanti. Dovrei fare questo, dovrei fare quello. Non dovrei baciarlo. Non dovrei essere un adulto di quarantacinque anni che si prende cura di un giovane di trentacinque che ha cent'anni e sta per morire." Cit. The Normal Heart

1981, inizio della piaga dell'Aids, Ned Weeks (Mark Ruffalo), scrittore omosessuale di New York, comincia a osservare i propri amici ammalarsi. Dopo aver letto un articolo di giornale si reca dalla dottoressa Brookner (Julia Roberts), uno dei pochi medici che si sta occupando dello strano cancro che pare colpire solo gli omosessuali. Quest'ultima le chiede di utilizzare le sue conoscenze per diffondere l'allarme della malattia nella comunità gay.
Ned contatta Felix Turner (interpretato da Matt Bomer), giornalista del New York Times, nella speranza di ottenere un articolo.
I due finiranno per innamorarsi, ma l'idillio viene ancora una volta interrotto dal male incurabile.
Il film, crudo e essenziale, scava a fondo nella fragilità umana, dal sarcoma di Kaposi alla paura dell'abbandono, dall'arrendevolezza alla lotta, dall'ineluttabilità del destino alla precarietà dei corpi, ci porta in un viaggio assolutamente intimo e infernale al tempo stesso, nel quale troveremo il tempo per metterci in discussione ancora una volta.
The Normal Heart è uno dei pochi film sull'Aids che riesce ad indagare in modo realistico le ripercussioni psicologiche, affettive e sentimentali dell'incertezza della caducità.

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sabato 1 ottobre 2016

Georgia, i locali gay segreti di Tbilisi


Tbilisi, capitale della Gerogia, è una città multiculturale e dalle mille sfaccettature che vale la pena di visitare in qualsiasi momento dell'anno, anche in Inverno (nonostante il clima rigido): i mercati ricchi di frutta e di spezie, gli autobus che ti fanno salire in qualsiasi punto della carreggiata, le montagne imponenti di Mtskheta, la strana mancanza quasi ovunque di strisce pedonali (sovente sostituite dai sottopassaggi), le chiese e i cani randagi, L'Acharuli Khachapuri (uovo soffritto servito su una focaccia concava) e i Khinkali (ravioli ripieni), i mendicanti e le officine di cambio valuta ad ogni angolo, i fast food e i ristoranti tipici, le case in rovina e i quartieri stile sovietico, la città e la natura. Tbilisi vi offrirà una vasta gamma di cose da fare e da vedere, vi sorprenderà e vi lascerà senza fiato.

Ma che dire a proposito dell'ambiente gay?

Gli Europei abituati a locali gay "allo scoperto" con tanto di insegna bandiera arcobaleno dovranno fare i conti con un'enorme differenza: qui i locali gay sono "nascosti", non troverete cartelli o insegne e, soprattutto, sono misti, cosiddetti "gay friendly".

I luoghi di incontro principali in centro città sono due:

Café Gallery (indirizzo: Griboedov 34, vicino alla fermata della metro Rustaveli): Durante il giorno la tranquillità regna sovrana: musica bassa, un paio di birre, cene sui tavolini a base di hamburger e patatine, verso le nove di sera si comincia a riconoscere qualche volto indubitabilmente gay.
Di notte pare più un centro sociale (il pubblico in fondo è fatto di alternativi, non troverete ragazzi vestiti bene o con la puzza sotto il naso): musica assordante, bottiglie di birra sparse per il pavimento umido, fumo ovunque.

Success: un semplice bar che si spaccia per gay friendly (e in effetti è visitato sporadicamente da qualche gay). Se siete turisti e non parlate georgiano fate attenzione, cercheranno probabilmente di truffarvi: chiedete il menu delle bevande e ordinate direttamente al banco (non ai tavolini, vi potrebbero chiedere un extra) per evitare noie.

Ultimamente sembra aver aperto anche un bar totalmente gay chiamato Secret, purtroppo la sua ubicazione rimane appunto segreta.Hanno comunque una pagina Facebook a cui si può provare a chiedere informazioni.

Dove alloggiare a Tbilisi esiste un ostello totalmente gay friendy: è il Diwan Hostel (9 Vukol Beridze St, a fianco dell'ambasciata italiana): troverete ampi spazi, scelta tra stanze singole o condivise, vista mozzafiato, vasca e doccia idromassaggio, camino a legna e, soprattutto, mentalità aperta!

Allora che aspettate? auguri per il vostro prossimo viaggio in Georgia!

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venerdì 30 settembre 2016

LIFT, l'unico locale gay a Kiev


Dal principio degli anni novanta, i locali gay a Kiev, capitale dell'Ucraina, continuano ad apparire e scomparire altrettanto velocemente. Oggi a Kiev è rimasta un'unica alternativa popolare, ed è appunto il club LIFT. Più discreto e nascosto di così è impossibile: pur trovandosi in pieno centro (vicino alla fermata della metro "Olympviska") non è facile da individuare.
COME RAGGIUNGERLO: L'indirizzo ufficiale che troverete su internet, Velyka Vasylkivska 72, può trarre in inganno: in realtà non si trova sulla via principale, ma in mezzo a una piccola arteria di vicoli stretti e poco illuminati che forma un rettangolo in mezzo a quattro strade: Velyka Vasylkivska, appunto, Antonovycha, Zhylianska e Fizkul'tury. L'entrata a questa minuscola arteria si trova proprio in corrispondenza con il numero 72 di Velyka Vasylkivska (potete entrare anche da Antonovycha). Grazie a qualche minuto di ricerca troverete sicuramente un palazzone con grosse vetrate ed il numero 72 (è proprio quello il vero numero 72, non quello segnato sulla via principale). Ancora nessuna insegna, nessun segnale.
Dovrete chiedere al guardiano notturno che sorveglia l'edificio di scortarvi al Lift Club (basta dire "LIFT", non è importante saper parlare russo o ucraino): Quest'ultimo vi guiderà all'ascensore e digiterà per voi il numero del piano (segreto).

Il locale è abbastanza tranquillo in confronto a quelli europei, ma non per questo non vale la pena. Durante i fine settimana si riempe di giovani colmi di voglia di danzare e divertirsi. L'entrata è gratis se si arriva presto. E' presente una dark room (attenzione al sesso sicuro, l'Ucraina è uno dei paesi con il più alto tasso di Hiv al mondo e l'educazione sessuale, anche tra i giovani, è quasi assente). Troverete due sale, una per la musica commerciale (pop, house), una di solo musica russa/ucraina.

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lunedì 26 settembre 2016

Il papa appoggia gli oppositori al matrimonio gay in Messico


Papa Francesco, questa domenica 25 settembre, ha espresso il suo appoggio a coloro che si dichiarano contrari al progetto dell'attuale governo di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sabato 24 settembre aveva avuto luogo a Città del Messico una manifestazione contro la recente proposta del presidente Enrique Nieto. Gli oppositori, che hanno sfilato per le strade della capitale con cartelli e striscioni omofobi, si proclamano tuttora a favore del diritto dei genitori di avere il controllo sul tema dell'educazione sessuale nelle scuole.

Durante la benedizione domenicale papa Francesco, unendosi alla protesta, si è dichiarato "a favore della famiglia e della vita, argomenti che di questi tempi richiedono una particolare attenzione, religiosa e culturale, in tutto il mondo"
Si oppone quindi al matrimonio gay, il papa dalla doppia faccia (quello del famoso "chi sono io per giudicare?", lo stesso del "la chiesa deve chiedere scusa ai gay"), chiamandolo apertamente "ideologia gender".
Alla fine, come al solito, evita di pronunciarsi in modo formale, lasciando ampio margine alle idee e alle decisioni dei vescovi locali.

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lunedì 19 settembre 2016

Gay pride Belgrado 2016

Si tratta del terzo gay pride consecutivo a partire dal 2014, il giorno di domenica 18 settembre ha segnato un grande passo in avanti per la capitale serba riguardo ai diritti lgbt.
Un gay pride tranquillo, senza scontri, ma allo stesso tempo blindatissimo, sorvegliato da pattuglie di polizia in assetto anti sommossa e addirittura elicotteri. L'estrema destra serba infatti aveva già minacciato violenze e sabotaggi appena qualche settimana prima.
 "E' significativo il fatto che il Gay Pride abbia luogo a Belgrado per il terzo anno consecutivo, che il sindaco della capitale ha partecipato per questi tre anni e che qui vi sono anche rappresentanti del governo", ha detto ai giornalisti il ministro per la pubblica amministrazione e gli enti locali Ana Brnabic, lesbica dichiarata.



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domenica 18 settembre 2016

Sabato 17 settembre è stato celebrato il primo matrimonio gay a Roma

Alle 9.45 di Sabato 17 settembre Il sindaco di Roma Virginia Raggi ha celebrato in Campidoglio la prima unione civile gay della capitale dopo l'approvazione della legge Cirinnà. Francecesco Raffaele Villarusso e Luca De Sario si sono uniti civilmente come qualasiasi coppia di fatto, non sposati, ma dire matrimonio fa più scalpore. Davanti a una ressa di giornalisti e fotografi, i due sposi si sono presentati con lo stesso abito elegante: pantalone e gilet grigio, camicia bianca con volant e un cappello a cilindro viola con una piuma. Poi i festeggiamenti a Torvaianica all'Oasi Beach. La coppia è intenzionata a trasferisi al quartiere Trastevere


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domenica 24 aprile 2016

Uomini e donne: si apre a tronisti e corteggiatori gay

La trasmissione Uomini e Donne di Canale5 ha già annunciato la decisione di voler aprire anche alle coppie omosessuali.
Tra i possibili cadidati (purtroppo) per il momento figurano ex protagonisti del grande fratello come Johnatan e Maicol Berti.
Un altro nome che circola è quello di Bosco Cobos, ospite di alcune edizioni dell'Isola dei Famosi.
Non più Uomini e Donne quindi, ma Uomini e Uomini (oppure Donne e Donne) nella prossima edizione.
Speriamo che la visibilità della sfera omosessuale, seppure in un programma televisivo di bassa lega, possa perlomeno servire a far crescere la coscienza e la tolleranza.


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giovedì 17 marzo 2016

Russia e propaganda gay, Calvin Klein sotto il mirino

Il noto marchio di abbigliamento, abituato a sedurre i giovani attraverso la sensualità, spesso utilizzando nelle proprie campagne pubblicitarie anche grandi nomi come Justin Bieber, è finito recentemente nel mirino delle autorità russe in quanto all'interno dello spot per una nuova fragranza sarebbero presenti anche due coppie dello stesso sesso.
Come sappiamo dal 2006 la Russia ha cominciato a vietare la cosiddetta "propaganda omosessuale" rendendo di fatto un crimine persino dichiararsi.
Il colosso americano rischierebbe di dover pagare un milione di rubli (circa 13.000 euro, non certo una cifra esorbitante per un tale gigante), ma anche una sospensione delle vendite in Russia.
Non è assolutamente la prima volta che Calvin Klein mostra coppie dello stesso sesso nei suoi spot e nonostante tutto dichiara che continuerà a farlo.



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Popper: alcune cose che (forse) non sapevi


Il popper si è diffuso a partire dagli anni novanta e proviene dall’ambiente dei sexy-shop, soprattutto inglesi. Trattasi di una delle droghe più utilizzate nell'ambiente gay.

Ciò che forse non è ancora del tutto noto è che questa droga, tra le più emancipate in assoluto, comporta un alto rischio di dipendenza, dato che chi la utilizza in modo continuativo durante i rapporti sessuali, spesso finisce per non riuscire più a farne a meno. Ciò porta ad una situazione in cui la vita sessuale, che dovrebbe essere libera e naturale, diventa totalmente legata al nitrito di amile (nome scientifico del principale componente chimico dei poppers).
Gli effetti che il popper produce sono di brevissima durata: 30 secondi di euforia e un rilassamento della muscolatura.
Il liquido (che si trasforma in gas a temperatura ambiente) è inoltre pericoloso per la pelle e le mucose, produce infiammazioni e, in alcuni casi, vere e proprie ustioni.
Viene aspirato dal naso, ma essendo naso e bocca organi collegati tra loro, piccole concentrazioni di sostanza si diffondono anche sulla lingua, sulle mucose e sulle gengive, arrecando potenzialmente micro lesioni ed, in caso di sesso orale attivo con un partner, è molto probabile causare irritazioni o piccole bruciature al glande di quest'ultimo. Chiaramente in questa situazione il pericolo di trasmissione sessuale del virus Hiv durante il sesso orale, pratica comunemente stabilita a basso rischio, aumenta notevolmente.

C'è chi sostiene, senza prove certe, che l’inalazione di nitriti possa indebolire il sistema immunitario e conseguentemente facilitare l’insorgere di malattie infettive e tumori.

Quel che è certo, come per la maggior parte delle sostanze inalanti, l’abuso aumenta il rischio di danni alla salute: dal soffocamento ai disturbi del sistema nervoso centrale.


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sabato 12 marzo 2016

Marco Prato e Manuel Foffo: versioni discordanti di fronte agli inquirenti

Seppure non venga messa in dubbio l'estrema crudeltà di entrambi, le versioni discordanti dei due assassini non permettono di verificare le aggravanti.

La versione di Manuel Foffo, che già conosciamo e che è stato il primo ad essere ascoltato, si compone di pezzi frammentari e confusi in cui spiccherebbe la volontà premeditata di uccidere qualcuno, "Forse era mio padre la persona che veramente volevo uccidere, forse si è trattato solo di uno spostamento di persona" rivela inaspettatamente.
Nella propria versione, invece, Marco Prato si dipinge quasi come "vittima" di Foffo, o comunque completamente soggetto alla sua volontà, "Ero infatuato di lui" dice agli inquirenti "e non ho fatto che assecondare la sua follia omicida, ubbidirgli in modo passivo. I colpi che ho sferrato a Luca (la vittima) sono stati solo per aiutarlo a morire velocemente, perché soffrisse meno."
Ma Luca non è morto velocemente, ci sono volute più di due ore di sevizie con coltelli, martello e cavi di ferro: su questo entrambe le versioni concordano.
“Luca non moriva, si riprendeva ogni volta“, ha ribadito anche al pm Marco Prato  “I colpi venivano dati per uccidere, ma Manuel era molto infastidito dal fatto che Luca non morisse”.

In foto, Marco Prato

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mercoledì 9 marzo 2016

Foffo: "Marco Prato ha inflitto la coltellata mortale a Luca Varani"

Appena entrato in casa dei due aguzzini, allettato dalla droga e dalla promessa di centoventi euro in cambio di un rapporto sessuale, a Varani viene servito un drink "corretto" con droghe e/o  medicinali sedativi, dopodiché lo mandano a farsi a una doccia.
Quando esce, secondo il racconto di Foffo, gli urlano la frase: "Abbiamo deciso che devi morire!" e lo tramortiscono con una martellata alla testa. Dopodiché gli recidono le corde vocali per impedirgli di chiedere aiuto. 
"Da quel momento Luca ha sofferto molto." ribadisce Foffo agli inquirenti. 
Viene seviziato per oltre due ore con un coltello, con il quale vengono inferte decine di ferite, prima che del colpo finale.
Entrambi dormono di fianco al cadavere.

Più tardi Prato, come già risaputo, si reca in un albergo in Piazza Bologna dove tenta il suicidio. Si pensava in preda al rimorso, ma tale tesi risulta ora perlomeno vacillante in quanto in quella che doveva essere la sua ultima lettera, il suo "testamento", non vi è nessun riferimento all'omicidio efferato appena compiuto. La lettera racconta solamente del desiderio di operarsi per diventare donna e dei presunti scontri con i genitori contrari ad un'eventuale scelta di questo tipo.

In foto, Marco Prato

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lunedì 7 marzo 2016

Ragazzo ventenne seviziato e ucciso ad un festino gay a Roma: arrestati Manuel Foffo e Marco Prato

Doveva essere un festino di alcol, sesso e droga, ma i due ventinovenni arrestati, Manuel Foffo e Marco Prato hanno deciso di andare oltre: secondo le ricostruzioni volevano scoprire che sensazione si provasse a torturare ed uccidere un altro ragazzo. E la vittima di questo insensato e crudele esperimento è stata un ragazzo di 23 anni, Luca Varani, non dichiarato e con una fidanzata alle spalle, ma attirato nell'appartamento dei due aguzzini con l'esca della cocaina, adescato con la droga.
Sul cadavere nudo di Varani, abbandonato in camera da letto, vengono subito riscontrate varie ecchimosi da oggetti contundenti, tra i quali un martello, mentre il colpo finale è stato inflitto da una coltellata al cuore.
Alla fine hanno scoperto sul serio cosa si prova ad uccidere, la loro curiosità è stata pienamente soddisfatta: Marco Prato è stato trovato poche ore dopo in fin di vita nella stanza di un hotel in centro dopo aver tentato di suicidarsi pervaso dal rimorso e dai sensi di colpa. Viene salvato solo dall'intervento tempestivo dei mezzi di soccorso.

Marco Prato, uno dei due assassini

Marco Prato
Marco Prato


Marco Prato con gli amici

Luca Varani, la vittima




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martedì 1 marzo 2016

Facebook contro le nostre DRAG QUEEN

Nonostante gli avvenimenti del 2014, quando Chris Cox si era scusato personalmente per la sospensione del profilo di Sister Roma ed altre drag queen americane (in quanto il social media prevederebbe la cancellazione dei profili di chi usa un nome diverso da quello di battesimo), ANCORA OGGI drag queen ed artisti in genere che utilizzano nomi d'arte hanno vita dura sul network più popolare del mondo.
Le notizie che ci arrivano fanno presumere un attacco massivo da parte della famosa piattaforma virtuale alle Drag Queen italiane. Tra i profili che ci sono stati segnalati oggi e che sono stati momentaneamente sospesi o addirittura cancellati permanentemente da Facebook vi sono: Ladymoney Madametransalpina, Marymorkia Drag, Lady Bagheisha, Lady Angelona Regina Rotoloni Miss-Puttin, Melissa Pierce, Miss Bamba Drag, Ramna Drag, Iphona queen, Pink Mama, La Bizzarra Lilly More e addirittura Escabrosa drag queen, vincitrice del concorso Regina d'Inverno 2014: purtroppo la lista pare non essere terminata.
Speriamo che Facebook la smetta una volta per tutte al più presto con questi blocchi totalmente arbitrari, poiché una politica che parrebbe nata (almeno ufficialmente) per eliminare la violenza ed il bullismo virtuale coperti dall'anonimato, si potrebbe trasformare in un incubo proprio per quelle persone che ricercano l'anonimato per sfuggire a persecuzioni, discriminazione o violenza


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lunedì 11 gennaio 2016

Muore David Bowie. Ci lascia con un presagio.

Il 10 gennaio a Manhattan, dopo 18 mesi di lotta contro il cancro, David Bowie se ne è andato serenamente, circondato dai familiari. Aveva da pochi giorni annunciato l'uscita del suo nuovo album "Blackstar". A noi lascia in eredità "Lazarus", brano con un testo oscuro, quasi arcano e lanciato da un video sconvolgente ed enigmatico.

" Guardami, Sono in paradiso 
Ho cicatrici che non possono essere viste 
Ho un dramma che non può essere rubato 
Tutti mi conoscono adesso " David Bowie, Lazarus







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mercoledì 6 gennaio 2016

Coming out dal Malawi: dateci i diritti che ci spettano o uccideteci tutti

Con queste parole taglienti il ventiseienne del Malawi Eric Sambisa ha dichiarato guerra al governo, pubblicamente ed in televisione, venendo arrestato poche ore dopo la dichiarazione per poi essere rilasciato.
Tuttora la sua vita risulta in pericolo ed è costretto a nascondersi.
Il codice penale in Malawi proibisce "gli atti carnali contronatura e/o indecenti"


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martedì 5 gennaio 2016

Mr Gay Italia 2016? Mr Italia? può sembrare un fotomodello, ma è un assassino



Ricorda Dorian Gray, bello fuori e marcio dentro. Solo con un po' meno poesia e un po' più di carneficina.
Si chiama Francesco Tedesco ed è uno dei carabinieri che hanno assassinato Stefano Cucchi, il ragazzo morto il 22 Ottobre 2009 durante una custodia cautelare.
Dopo aver pubblicato queste foto su Facebook, ha denunciata Ilaria Cucchi, sorella della vittima, per averle condivise sul social. “Il senso era mostrare che Stefano era la metà di questa persona” si difende Ilaria. E non ci vuole molta fantasia per considerare l’impatto dei colpi inferti dal corpo forte e palestrato di questo energumeno su un corpo molto più gracile, quello di Stefano.
Certo è strano a udirsi e pare un mondo alla rovescia, quello in cui gli assassini denunciano i parenti delle vittime

Ilaria Cucchi decide comunque di fare chiarezza con un post su Facebook:

Sto ricevendo numerose telefonate anche di giornalisti su questa fotografia. 
La prima domanda che mi pongo è: se fosse stato un comune mortale, cioè non una persona in divisa, non ci si sarebbe posto alcun problema. La cronaca nera e piena di ‘mostri’ rei o presunti tali di efferati ed orrendi delitti sbattuti nelle prime pagine.

Francesco Tedesco 
Sto passando le mie giornate ascoltando quelle intercettazioni. Leggo sul sito del Fatto Quotidiano le infamanti ricostruzioni del mar. Mandolini che si permette di offendere me e la mia famiglia raccontando le sue presunte verità dopo aver taciuto per sei anni e dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere di fronte ai pubblici ministeri. 
Non sono ipocrita. Questa foto non è uno scatto rubato in violazione della privacy del soggetto ritratto ma è stata addirittura postata dallo stesso sui social network. Questa foto io non l’avrei mai pubblicata ma l’ho fatto solo perché la ritengo e la vedo perfettamente coerente col contenuto dei dialoghi intercettati e con gli atteggiamenti tenuti fino ad oggi dai protagonisti. Per sei anni si è fatto il processo a Stefano e a noi membri della sua famiglia. 
Il mar. Mandolini incurante di quanto riferito sotto giuramento ai giudici sei anni fa e non curandosi nemmeno della incoerente scelta di non rispondere ai magistrati ha avviato un nuovo processo a Stefano e a noi, che abilmente sarà di una violenza direttamente proporzionale alla quantità di prove raccolte contro di loro dai magistrati. E quindi io credo che non mi debba sentire in imbarazzo se diventeranno pubblici anche i volti e le personalità di coloro che non solo hanno pestato Stefano ma pare se ne siamo addirittura vantati ed abbiamo addirittura detto di essersi divertiti. Di fronte al possibile imbarazzo che qualcuno possa provare pensando che persone come queste possano ancora indossare la prestigiosa divisa dell’arma dei carabinieri io rispondo che sono assolutamente d’accordo e condivido assolutamente questo imbarazzo. Ma non è un problema o una responsabilità di Stefano Cucchi o della sua famiglia. Non è stata una scelta di Stefano Cucchi quella di subire un ‘violentissimo pestaggio’, come lo hanno definito i magistrati, per poi morirne. Non è stata una scelta della famiglia Cucchi quella di essere processata insieme al loro caro per sei anni.
Quella di avere invece pestato Stefano è stata una scelta degli autori del pestaggio.
Quella di nascondere questo pestaggio e di lasciare che venissero processato altri al loro posto è stata una scelta di altri. Così come quella di farsi fotografare in quelle condizioni e di pubblicarla sulla propria pagina Facebook è stata una scelta del soggetto ritratto. 
Io credo che sia ora che ciascuno sia chiamato ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Accollandosene anche le conseguenze. E il fatto che questo qualcuno indossi una divisa lo considero un aggravante non certo un attenuante o tantomeno una giustificazione.

Di seguito l'audio di una delle intercettazioni che incastrano i 4 carabinieri indagati: Francesco Tedesco, Raffaele d'Alessandro, Vincenzo Nicolardi, Alessio di Bernardo



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Gayburg oscurato da Google

Gayburg è uno dei siti più attivi nella difesa dei diritti civili delle persone omosessuali. Per questo motivo qualche tempo fa si era guadagnato una denuncia da parte di Antonio Brandi e Francesca Romana Poleggi rispettivamente Presidente e legale rappresentante dell’Associazione Pro Vita che sono soliti definire Gayburg un “sito omosessualista“. Sì, quelli che si schierano a difesa della famiglia “naturale” contro la famigerata ideologia gender e che per farlo diffondono bufale sulla legge Cirinnà. Googla ha deciso di “oscurare” parzialmente il sito in seguito ad alcune segnalazioni ricevute da Google da parte degli utenti.

Content warning
gayburg.blogspot.com/
Content Warning. Some readers of this blog have contacted Google because they believe this blog's content is objectionable. In general, Google does not ..
gayburg google oscuramento - 1


Gayburg infatti è ospite della piattaforma di blogging Blogspot (ora Blogger) che è di proprietà della società di Menlo Park. Pertanto Gayburg, come tutti i siti ospitati dal Blogger è tenuto a rispettare le regole stabilite da Google che in seguito alle segnalazioni ha deciso di limitare la visibilità del sito. Non apparirà quindi su Google News, ai visitatori verrà mostrato un disclaimer nel quale li si avvisa che i contenuti del sito “sono discutibili” ed infine non sarà più possibile condividere gli articoli di Gayburg su Facebook. Un duro colpo alla visibilità del sito che quindi potrà essere letto con più difficoltà. Di fatto si tratta di una forma di censura. Il blog continua ad esistere e a essere leggibile, ma viene trattato alla stregua dei siti che contengono materiale pornografico. Nelle comunicazioni avvenute tra il gestore del sito e Google si apprende che per poter eliminare il blocco Gayburg dovrebbe cambiare la sua linea editoriale evitando di farne pubblicità a persone non omosessuali che non gradiscono la pornografia omosessuale. A parte il fatto che il sito non ha contenuti per adulti (al massimo qualche contenuto “frivolo” come ce ne sono ovunque anche sulle più prestigiose testate giornalistiche), non si capisce in che modo parlare unicamente agli omosessuali (consentendo loro di fare ooh e ahh come dice Google) possa aiutare la causa della difesa dei diritti civili. Né si capisce come mai e con che diritto Google possa sindacare sulle scelte editoriali imponendo una sua linea per un sito sui diritti dei gay e decidendo che questa linea deve essere quella di aiutare gli eterosessuali a capire le discriminazioni patite dai gay.
gayburg google oscuramento - 2
In particolare lo staff punta il dito contro tre post recenti:
gayburg google oscuramento - 4
Poche le alternative offerte da Google, e anche quelle al di fuori del sistema della piattaforma Blogger sono difficilmente percorribili nel breve periodo. Gayburg potrebbe acquistare un dominio e diventare un sito a sé stante, ma il rischio è quello di perdere l’indicizzazione dei post (quella che rimane dopo il blocco) faticosamente costruita articolo dopo articolo in dieci anni di lavoro. Per tentare di far cambiare idea a Google, che ricordiamo è un’azienda che ha sempre sostenuto i diritti degli omosessuali e che si proclama gay-friendly, è stato lanciato l’hashtag #FreeGayburg, ma sappiamo che queste cose servono a poco in queste situazioni. La cosa davvero divertente è che per accedere ad un altro sito ospitato da Blogger, omosessualitaeidentita, affiliato ad associazioni come il Narth che tratta l’omosessualità come una malattia non è necessario superare nessun tipo di avviso riguardo i contenuti.
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